(Foto di Daniele Borgia, via Flickr)

Terremoti, supernove e gelate del Po

In questo numero di Calamitates, il geologo Furio Dutto ci racconta delle calamità avvenute nel XII secolo nella valle del Po, con eventi rari e rarissimi

Eccoci arrivati al XII secolo. Le notizie incominciano ad aumentare. E su queste convergono sempre di più molti cronisti e storici. Abbiamo attraversato insieme i primi mille anni di notizie giunte sino a noi sugli eventi calamitosi accaduti nei territori della Pianura Padana. Un lungo periodo in cui si è trasformato il territorio, i suoi fiumi, le città e le persone che qua vissero. Non sono uno storico e non ho elementi certi per trasmettervi gli incredibili cambiamenti avvenuti. Possiamo fare insieme uno sforzo di immaginazione. Resta un’incrollabile certezza: le gioie e le sofferenze degli individui non hanno età e, se anche mutano le motivazioni, i contesti sociali ed economici, la gioia e la sofferenza non mutano con il tempo. Ecco forse una caratteristica che appiattisce il concetto di tempo, annulla le differenze tra un ieri remoto, un oggi vissuto e il domani imprevedibile.

Con questo secolo, per via dell’aumento esponenziale delle informazioni sopra citato, ogni puntata tratterà di periodi più brevi e non più di un secolo completo. 

Il secolo si apre con la segnalazione dell’inizio di un progressivo processo di radicale variazione del corso dell’Adda e del Po. “Nell’anno 1100 soltanto incominciò l’Adda a metter foce nel Po presso Castelnuovo”. Così narra Manini, storico cremonese della prima metà dell’800. Ne abbiamo conferma in Grandi, storico cremonese della seconda metà dell’800: “Se ci piace prestar fede al Bresciani nella sua storia manoscritta di Cremona, ci attesta, che attese le dirotte pioggie, cadute nel 1100, approssimatosi il fiume Po a Cremona prese in sé il fiume Adda di sopra la città 6 miglia circa, per cui al nome di Castelnuovo vi si aggiunse quello di Bocca d'Adda. Questo cronista, che ebbe agio di visitare gli archivi più vecchi della patria, può aver tratta una tale non inverosimile notizia da qualche sincrono documento, e meritare perciò la nostra credenza, in onta alle tante inutili indagini fatte da moderni recenti scrittori per rinvenire l'epoca precisa, in cui fu accorciato il corso di esso fiume, che ne' rimoti tempi si crede passasse entro Cremona”.

Nello stesso anno dalla Cronaca di Frate Johannis si segnala un forte terremoto a Parma che distrusse parte delle “ ecclesiae majoris”. In Valle d’Aosta, la piana di Champdepraz viene invasa da detriti a causa di una probabile piena torrentizia con elevato trasporto solido con la distruzione dell’antico abitato di Diemoz, ricostruito nell’attuale Chambave. Nel 1102 Bocchi, negli Annali Veneti, si narra in modo assai colororito di alcuni fatti curiosi: “Narrasi d’una stella insolita a sud-ovest veduta la prima settimana di quaresima, che splendette 25 giorni: d’una gran trabe all'est che le andava incontro: che il venerdì santo si videro due lune, una in Oriente ed una in Occidente; spirò un vento di scirocco, e sentissi dal mare odore come di potente elettroforo; s’udì muggito sotto l’onde; apparvero nubi densissime con lampi, tuoni, tremuoto, piova che ogni cosa inondò: la città e massima parte del lido di Malamocco furono sobbissati”. Si tratta probabilmente di una supernova ma pare improbabile attribuire a questo fenomeno gli effetti descritti. In realtà è segnalata l’esplosione di una supernova nel 1106: trattasi forse di un errore di datazione del cronista? L’esplosione emette per molti giorni una gigantesca energia che la può rendere visibile anche di giorno e per un lungo periodo di tempo, per giorni  e settimane. Ma nella Via Lattea non abbiamo assistito a tale fenomeno dopo quello avvenuto nel 1604 e studiato da Keplero.

Il Chronicon Parmense riporta di un terremoto il terzo giorno di gennaio nella città di Parma. Nel 1108 nel territorio di Ravenna, riporta Morigia, antico cronachista, piovve sangue. Pare che fu uno studioso di Molfetta, Giuseppe Maria Giovene, il primo a sostenere che si trattava di un fenomeno di trasporto di fini sabbie di origine africana portate dalle correnti in alta quota. Giovene è altresì rinomato per aver trovato in una grotta dalle sue parti delle mineralizzazioni di salnitro, l’estrazione del quale faceva risparmiare il letame degli allenamenti. Il salnitro veniva infatti destinato alla produzione di polvere da sparo – con sommo gaudio dei contadini che poterono utilizzare il letame come concime. Come l’industria bellica condiziona le nostre vite!

La Lombardia nel 1111 fu colpita da una grande alluvione. Di più non sappiamo. Ancora notizie su piogge insanguinate nel 1113: “L'anno che seguì, piové sangue in Parma; ma l’Heremitano dice, che fu l'anno seguente (1113)  il decimoterzo di Giugno, & che quella pioggia fu commune a tutta l'Emilia, & a tutta la Flaminia”. Piloni, storico veneto del ‘600, racconta di un disastroso terremoto: “Fu quest’anno così gran Terremoto nell’Italia, che non fu in molti secoli sentito il maggiore: perciocchè rovinorno per tutte le Città le torri, le muraglie, li campanili con gran mortalità de huomini. Cascò nella Città di Belluno gran parte della muraglia verso il mezo giorno, cascorno doi torre & molti casamenti di quella: s’aperse un monte verso il luogo di Avedana (Vedana?) & cascò parte di quello, sopelendo sotto di sé un grosso villaggio con tutti quelli, che ivi se ritrovorno: & questo fu il settimo giorno del mese di Gennaro & pochi giorni poi furono tanti toni, lampi, & saette con così gran tempesta, che non fu mai veduta la maggiore”.

Il medesimo autore descrive anche una rovinosa frana, avvenuta a seguito del terremoto, che fu causa della distruzione di un centro abitato e del mutamento del corso del Cordevole: “Era sopra questo fiume Cordevale un villaggio, Cordonna, detto appresso Vedana, Eremitorio de Padri Cartusiensi il qual fu sepolto da un monte che li soprastava, Martiniano chiamato; il qual ruinò per un terremoto grandissimo, come ho dimostrato di sopre: Et per tal ruina essendo il corso del Cordevale serrato & impedito, si fece per ciò un grosso lago, del qual se ne prevalgono molto quelli Padri per le pescaggioni. Et il Cordevale, che prima correva nel Misso appresso la Chiesa di San Pietro di Sospiroio, scendendo hora per sotto le radici del monte rovinato ha divertito il corso suo naturale & passando per el villaggio de Bribano accompagnatosi col fiume Misso scende nella Piave”. La formazione di laghi alpini a seguito di fenomeni di sbarramento per frana non sono così rari. Molti laghi alpini hanno questa origine. Vedremo alcuni casi famosi nelle puntate a venire.

Anche nel Corpus Chronicorum Boniniensium troviamo la notizia di questo forte terremoto. Nulla di più preciso sulle perdite umane si sa che però dovettero essere numerosissime. Non ho trovato un riscontro nel Catalogo dei Terremoti dell’INGV, cosa che fa supporre forse una errata datazione. 

Brutto periodo per questo territorio. Nel 1114 un altro forte terremoto interessò il bellunese: “Una forte scossa di terremoto accaduta il 7 Gennajo 1114, rovesciò gran parte delle mura della città verso mezzogiorno, con gravissimo danno dei cittadini, e fece cadere e sfasciarsi il monte Marziano o Martiniano (discosto solo 6 miglia dalla città) che seppellì nelle sue vaste rovine ancora esistenti i villaggi di Cordova e di Cornia. Da questa caduta, il torrente Cordevole che scende da Agordo, formato prima un lago, deviò alquanto il suo corso”. Nel 1116 si ricorda una grande piena dell’Adige e una forte scossa di terremoto nel mese di dicembre nel veronese e in Emilia, che ebbe 30 giorni di ripetizioni (Tovazzi, Chronicon Parmensie). Numerosi autori segnalano questa crisi sismica anche nel cremonese e a Ferrara.

Il fiume Po gelò quell’anno a Cremona (Chronicon Breve Cremonense). Potrebbe essere interessante raccogliere tutte le gelate fatte dal Po come marker di cambiamenti climatici, tenendo però presente che la morfologia del fiume si è radicalmente trasformata nei secoli soprattutto per i massicci interventi antropici effettuati condizionando quindi la possibilità di gelare. Vedremo più avanti di presentare una cronologia specifica di questo fenomeno non infrequente nel Po in passato, avvenuto un’ultima volta nel 1929. 

Il 1117 fu un anno terribile. Il numero di autori che ricordano i fatti accaduti in quest’anno sono numerosissimi a riprova della gravità degli eventi. Il 3 di gennaio vi fu una forte scossa di terremoto sentita a Bergamo secondo Calvi, storico della seconda metà del ‘600: “All’inaudito e general terremoto che scosse l’Italia tutta, anzi tutto il mondo li 3 del corrente, nuovi prodigi, hoggi s’aggionsero, che furno uditi tuoni strepitissimi con quantità di lampi, non solo in riguardo della stagione insoliti, ma che mai simili furono visti e uditi, caduta d’avantaggio in alcune città della Lombardia grandine in abbondanza, & rovinati moltissimi edificij”. Stessa notizia in Lancellotti, storico modenese cinquecentesco, il quale dice che durò 40 giorni in Lombardia e molte torri e innumerevoli edifici crollarono. Grandi, storico ottocentesco, così descrive ciò che accadde a Cremona: “Un'insolita calamità riempi di terrore e desolazione tutta la Lombardia nel 1117. Parlo di un orribile tremuoto, il quale cominciato alla sera del giorno tre gennajo, e continuato con replicate scosse per ben quaranta giorni, abbattè chiese e case e seppellì sotto le rovine non pochi abitanti. Per tale sciagura fu forza ricominciare la fabbrica della Cattedrale e ricostrurre non poche altre chiese”. 

Anche il territorio veneziano e l’Emilia furono interessate da questa sequenza sismica. Così ancora Rossi, piacentino che scrive nell’800; “… è ben più vero ciò che si narra del disastro, che ebbero a soffrire Piacenza, ed altre molte Città d'Italia nell’ anno corrente 1117, a causa d’ un terribile tremuoto accaduto nel mese di Gennajo, di cui simile non rimaneva memoria. Fu cosi violenta la scossa, che e case, e palagi, e Chiese, e edificj d’ogni sorta, anche i più bene costrutti caderono, e vi perì moltissima gente. Induce il Poggiali che in questa circostanza la nostra Cattedrale rovinasse (poichè la vedremo di nuovo fra poco, e nell’ attual forma presente rifabbricarsi): è più certo però che ciò accadesse della Chiesa maggiore di Cremona.” Molti altri autori ricordano quei terribili accadimenti. Ma quest’anno viene anche ricordato per altri funesti eventi; della serie: le sciagure non vengono mai da sole.

Al terremoto seguì una grave carestia come in quei tempi sempre accadeva. Così racconta il De Morani: “Questo fu un anno molto infelice perché in quasi tutto il mondo vi fu una deplorabile carestia. In tutta Italia si sentirono diverse scosse di terremoto che recarono infiniti danni, e per l’eccessivo freddo che fece nella Lombardia il ghiaccio durò fino al mese di luglio. Il predetto terremoto inabissò diverse città castelli e ville spaccò delle montagne, inaridì fiumi ed il Po crebbe in guisa tale per cagione de’ continui gagliardi eventi, che inondando i paesi vicini recò nel mese di luglio gravissimi danni”. Quindi il freddo eccezionale proseguì anche in quest’anno e poi frane non meglio specificate e i fiumi inariditi come effetto della sequenza sismica. Ma come non bastasse anche importanti piene dei fiumi padani, Po e Adige in particolar modo. In una pubblicazione del Ministero dei Lavori pubblici del 1878 così vengono descritte: “Territorio mantovano. Melchiorre Gioia, nell’opera citata, narra che i rigurgiti del Po si spinsero fino sotto le mura di Mantova, che vi furono grandi inondazioni, e per cui si ebbero bestiami perduti, cittadini annegati, altri costretti a rifugiarsi sopra piani elevati, finché le acque si ritirarono”. L’accanimento della natura in questi anni deve aver messo a dura prova le persone che abitavano quelle regioni. A loro corre un pensiero non diverso da quello che ci sollecita spesso l’attualità.

Furio Dutto

Bio:
Geologo alpino, Furio Dutto ha lavorato al Consiglio Nazionale delle Ricerche presso l’Istituto per la protezione idrogeologica del bacino del Po occupandosi di eventi estremi (frane, alluvioni, piene torrentizie, rischi glaciali) e di cambiamenti climatici. Dopo un breve impegno al Dipartimento dei Servizi Tecnici presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha seguito presso l’Autorità di Bacino del fiume Po i lavori del Piano Fasce (PFF) e del Piano per l’assetto idrogeologico (PAI). Successivamente ha diretto la Protezione Civile in Provincia di Torino. Raggiunti i limiti di età per la cessazione dell’attività lavorativa, attualmente è collaboratore associato senior del CNR IRPI di Perugia. Nella sua attività ha partecipato a numerosi progetti europei legati ai rischi ed al miglioramento della resilienza delle comunità. Per ulteriori informazioni o domande inviare una mail a: furio.dutto@gmail.com