Abruzzo, "Open Protezione" (civile): un'indagine e un progetto per migliorare la comunicazione di sistema

Da un'indagine rivolta a tutte le organizzazioni di Protezione civile della regione Abruzzo, e mirata all'elaborazione di un Piano di comunicazione e formazione della ProCiv regionale, sono emerse l'inadeguatezza o la  mancanza di comunicazione tra gli attori del territorio, l'esigenza di definire protocolli e modelli formali e lo scarso coinvolgimento delle associazioni nella fase di redazione del Piano di Protezione Civile comunale

In che modo le organizzazioni di Protezione Civile si interfacciano con gli enti e le istituzioni territoriali di riferimento per individuare e fronteggiare le situazioni di emergenza? E' un quesito a cui, nell'ambito di quanto previsto da un protocollo di intesa siglato nel gennaio 2016, hanno deciso di dare risposta  l'Università degli Studi di Teramo e la Protezione civile della Regione Abruzzo. L'accordo in questione, da cui è nato il il progetto "Open Protezione" prevede la realizzazione di un piano di comunicazione in materia di Protezione civile: pertanto si è deciso di coinvolgere le 158 organizzazioni prociv dislocate sull'intero territorio regionale ponendo loro domande inerenti le modalità con cui vengono realizzate le azioni di previsione e prevenzione delle emergenze, di primo soccorso e di assistenza alla popolazione in caso di calamità naturali. Sono inoltre state indagate le necessità quotidiane delle stesse organizzazioni, toccando anche gli aspetti economico-finanziari per comprendere come vengano reperite le risorse indispensabili ai piani di formazione, interna ed esterna, di comunicazione verso la popolazione e per il proprio sostentamento e autonomia operativa. L'analisi ha inteso inoltre analizzare le relazioni che intercorrono tra le Organizzazioni e le istituzioni, gli enti e le altre associazioni del territorio.
L'indagine è stata condotta nel periodo compreso tra il 31 maggio 2016 e il 18 dicembre 2016: il tasso di risposta è stato del 62%, corrispondente in termini assoluti a 98 associazioni (34 della provincia de L'Aquila, 27 della provincia di Chieti, 23 di  Pescara e 14 del teramano).
"L'analisi dei risultati - si legge nel report del questionario - ha restituito una rappresentazione molto chiara delle dinamiche e dei rapporti che intercorrono tra le Associazioni e le realtà che compongono il network locale, come gli Enti istituzionali, le altre organizzazioni e la popolazione e permette di individuare i problemi relativi all'attuale inadeguatezza e tal volta mancanza di comunicazione tra gli attori del territorio. Occorrerrà quindi rafforzare la loro interazione attraverso un dialogo tra gli Enti e le Organizzazioni di Protezione Civile per poter garantire un elevato livello di qualità dei servizi di intervento e assistenza alla popolazione".
I dati mostrano un forte inquadramento da parte delle Associazioni di volontariato nel riconoscere, tra gli Enti, la Regione e i Comuni come le figure di riferimento con cui interfacciarsi nell'individuazione e nella definizione delle linee strategico-operative e nell'attuazione di un piano di comunicazione ad hoc di cui attualmente la Protezione Civile regionale è sprovvista.
Infine, la formazione in questo ambito rappresenta un aspetto basilare, un punto cardine che richiede una calibrazione sulle specificità, per cui l'approccio formativo adottato é composto da iniziative, sia interne sia esterne alle associazioni, e di incontri per confrontarsi con esperti in cui risulta fondamentale il ruolo e il contributo dell'università per la maturazione delle competenze, framework mentali e strumenti pratici.

I risultati dell’indagine sono stati presentati nel corso di un convegno tenutosi l'8 aprile scorso a Teramo, dal Prorettore dell’Università di Teramo, Christian Corsi, coordinatore del progetto Open Protezione:
"Dal 2009 il sistema abruzzese di Protezione Civile è passato da 1000 a 7000 volontari -  ha spiegato Corsi -. C'è bisogno ora di organizzare questa straordinaria energia, che costituisce un patrimonio inestimabile in termini di risorse e competenza. Dal questionario, infatti, è emersa l'esigenza di procedere alla definizione di protocolli e modelli formali, che possano costituire un indirizzo da seguire. Il 50% degli accordi tra le organizzazioni e tra le organizzazioni e gli stakeholders è di natura verbale (vedi slide sottostante), e in caso di emergenza è facile immaginare l'impossibilità di mettere a sistema questo tipo di procedura. Il 53% delle Organizzazioni, inoltre, lamenta la scarsa attenzione de Comuni nella fase di redazione del Piano di Protezione Civile. Bisognerà pertanto costruire un nuovo sistema di relazione tra Protezione civile e le istituzioni regionali".


"Tutti i Comuni abruzzesi - afferma Stefano Cianciotta, docente
  di Comunicazione di Crisi Università di Teramo  e Ricercatore del Progetto Open Protezione -  hanno approvato i Piani di Protezione civile. Il nodo, come è accaduto anche con il terremoto de L’Aquila nel 2009, non sta tanto nella approvazione formale di questi provvedimenti, quanto nella loro attuazione, che presuppone attività di programmazione, valutazione e individuazione dei rischi, e di comunicazione istituzionale con il coinvolgimento di tutti gli stakeholders. Proprio la mancanza di coordinamento, la scarsa condivisione delle informazioni e la poca attenzione degli amministratori verso questa tematiche, sono i tre elementi critici che le  organizzazioni di Protezione civile regionale hanno riscontrato essere i problemi principali che ostacolano la corretta gestione di un’emergenza.  In Abruzzo, infatti, non esiste un sistema codificato di procedure. Le calamità degli ultimi otto anni impongono un cambio di paradigma della Pubblica amministrazione abruzzese, che inevitabilmente deve ricondursi ad un'azione strategica con il coinvolgimento di tutti gli attori istituzionali.Il mondo accademico e della ricerca, ed il sistema regionale di Protezione civile, si sono fatti portavoce di questa esigenza non più differibile.   Dall’analisi del rischio potenziale alla sua divulgazione alla comunità locale il sistema della Pa abruzzese deve pertanto cominciare a ragionare e pensare all’unisono, evitando di incorrere in inutili parcellizzazioni organizzative, che amplificano l’effetto negativo dell’emergenza disperdendo risorse preziose. L’Abruzzo non può perdere questa grande occasione per diventare il più importante laboratorio italiano su queste tematiche: gli amministratori abruzzesi comincino quindi a prestare attenzione a certi temi, che per la loro intangibilità non creano le condizioni immediate e di breve periodo per avere consenso politico ed elettorale, ma che invece hanno un peso specifico rilevante per contribuire a salvaguardare le vite umane, mantenere in uso i costumi delle comunità locali ed elevare la coscienza civica e culturale dei propri cittadini.
"Non è un caso - evidenziae Cianciotta -  il 53% delle Organizzazioni intervistate ha lamentato la scarsa attenzione e il mancato coinvolgimento da parte dei Comuni nella fase di redazione del Piano di Protezione civile.


Considerazioni che hanno dato immediatamente riscontro concreto:
sulla scorta delle indicazioni emerse dall'analisi del questionario sono state elaborate le Linee guida del Piano di Comunicazione mentre dal 22 aprile ogni 15 giorni per sette settimane sono stati organizzati specifici percorsi formativi dedicati alla comunicazione di emergenza.
"Un altro passaggio decisivo - conclude il prof. Cianciotta -, sarà quello di considerare i media come alleati nella gestione di una emergenza, e non come soggetti antagonisti".   


patrizia calzolari