Sardegna: inquinamento ambientale a Fiume Santo, arrestati vertici centrale termoelettrica E.On

Con l'accusa di inosservanza di prescrizioni e inquinamento ambientale, la Guardia di Finanza ha arrestato diversi vertici del colosso energetico E.On per continui sversamenti di olio combustibile nei terreni sottostanti la centrale termoelettrica di Fiume Santo (Sassari)

"Grave inquinamento ambientale": è questa la motivazione alla base di arresti e misure interdittive messe in atto dalla Guardia di Finanza nei confronti di vertici e manager del colosso energetico E.On. A provocare i danni all'ambiente sarebbe stata la centrale termoelettrica di Fiume Santo, a Porto Torres in provincia di Sassari.

I provvedimenti sono stati emessi dalla Procura di Sassari che contesta l'inosservanza di diverse prescrizioni impartite dal testo unico dell'ambiente nei confronti dei dirigenti della centrale, che si trova a poca distanza da Stintino. "A seguito di una lunga attività d'indagine portata avanti dal Nucleo Polizia Tributaria di Sassari è emersa un'attività di inquinamento ambientale posta in essere da soggetti appartenenti all'importante azienda d'interesse internazionale" conferma una nota delle fiamme gialle che sottolinea anche come, dalle analisi chimiche effettuate, si sia palesato lo stato di inquinamento, causato da continui sversamenti di olio combustibile nei terreni sottostanti i serbatoi di alimentazione dei gruppi 1 e 2 della centrale termoelettrica di Fiume Santo. Ciò pare aver "consentito la persistente contaminazione dei terreni e delle falde acquifere del sito interessato, provocando un danno ambientale - da quantificare - in aree di interesse pubblico" scrive la Guardia di Finanza. Gli accertamenti espletati, prosegue la nota della GdF, hanno messo in luce come le persone arrestate e interdette "ben sapendo che lo stato di dissesto ambientale persisteva da anni, hanno omesso di denunciare immediatamente questa situazione per garantire un risparmio di spesa alla società e, soltanto di recente, hanno simulato di avere appena avuto notizia del fenomeno, disponendo i carotaggi ed inoltrando le prescritte comunicazioni agli organi istituzionali di vigilanza".

Gli accertamenti sono stati eseguiti "al fine di reprimere - spiega sempre la nota - condotte che provocano dapprima l'inquinamento e, a causa di quest'ultimo, danni alla salute pubblica nonché un'alterazione dell'ambiente naturale con danni permanenti e conseguente disequilibrio con i cicli naturali esistenti".

Sulla vicenda interviene anche l'assessore della Sardegna alla Difesa dell'Ambiente, Donatella Spano, che sottolinea come "se fosse necessario, la Regione si costituirà parte civile, come già avvenuto in altri casi".
"Il principio è sempre stato al centro del mio impegno come Assessore coerentemente col programma di governo dell'attuale Giunta regionale" ha continuato Donatella Spano "ed è ulteriormente rafforzato da quanto previsto nel nuovo disegno di legge nazionale in via di approvazione col quale vengono introdotti nel codice penale per la prima volta i delitti contro l'ambiente" .

L'area nella quale sorge la centrale è un sito di interesse nazionale ai fini delle bonifiche e la Regione comunica che si adopererà presso il Ministero dell'Ambiente affinché vengano accelerate le procedure di bonifica e, se necessario, di messa in sicurezza d'emergenza del sito.


Redazione/sm

(fonte: Regione Sardegna)