Los Angeles: il "Big One" è già in ritardo

Le analisi che la sismologa Grant Ludwig ha condotto con l'università di California nel Corrizo Plain, rendono obsoleti gli ultimi studi risalenti agli anni settanta

Los Angeles fa da sempre i conti con l'incubo del "Big One", un terremoto tanto potente da devastare la città, che ospita 4 milioni di persone, e non più 4.000, come quando un terremoto di grande magnitudo colpì la zona l'ultima volta. Tutta la California, sorge infatti sulla faglia di Sant'Andrea (San Andreas) che divide la placca nordamericana da quella pacifica. Attualmente è considerata la zona della terra con maggiore rischio sismico. Quando questa catastrofe avverrà, nessuno sa dirlo con certezza, ma i nuovi studi della sismologa Lisa Grant Ludwig , pubblicati da "Geology", certamente non aiuteranno gli abitanti a dormire sonni tranquilli. Certo in California il sistema di controlli e allarmi è precisissimo e l'ultima prova generale del disastro, svoltasi un paio di anni fa, ha visto la perfetta simulazione dei piani di evacuazione in tutto lo Stato. Le previsioni vengono però fatte sullo studio del terreno, e gli ultimi disponibili risalivano agli anni '70: quando gli scienziati giunsero alla conclusione che i terremoti nella faglia di Sant'Andrea, il fulcro della placca nordamericana, si ripetevano ogni 250-400 anni.


Gli ultimi studi condotti hanno però fatto rivedere tale cronologia: un terremoto catastrofico si ripete nella faglia di Sant'Andrea in un lasso di tempo che va dai 45 ai 144 anni; l'ultima volta fu nel 1857: 153 anni fa. Conti alla mano, sarebbe già "in ritardo". Lisa Grant Ludwig, con i suoi studi, sta già facendo tremare i cittadini californiani: "Se volete che qualcuno vi dica quando ci sarà il prossimo terremoto basta dare un'occhiata a queste cifre". La sismologa ha condotto delle analisi in profondità con l'università di California nel "Corrizo Plain", distante appena 100 miglia da Los Angeles: risalendo alle "tracce" degli sconquassamenti della terra si è riusciti a ricostruire una nuova cronologia in questo particolare punto della faglia: 1417, 1462, 1565, 1614, 1713. Il Big One del 1857,fu di 7.9 gradi di magnitudine della scala Richter. Fu così devastante che in tre minuti provocò in alcuni punti la liquefazione del terreno: nella zona di Stockton gli alberi "annegarono" nella terra. L'ipotesi di quello che potrebbe accadere oggi fa gelare il sangue, come spiega Kelly Huston, segreteria della Protezione civile a Los Angeles: "Vedreste i palazzi crollare, la gente intrappolata, le autostrade collassare: distruzione dappertutto". La notizia però, come ricorda il geofisico Ken Hudnut: " ci deve far ricordare le attività base di prevenzione". Inoltre vi è la "consolazione" che, come ricorda la stessa Grant Ludwig, non tutti i terremoti della sequenza sono stati così disastrosi, toccando il massimo di 7.9 e il minimo di 6.5. Il "Big One" è da sempre l'incubo peggiore della California, ma fino adesso la paura era stata esorcizzata dal dubbio che la faglia fosse entrata in una fase di "riposo", ma già il terremoto di Haiti all'inizio dell'anno aveva riacceso i timori: la faglia di Enriquillo, quella che si è aperta sotto Port Au Prince, è infatti proprio quella che mette in comunicazione la placca caraibica con la faglia di Sant'Andrea.


(red.J.G.)