fonte sito Arci

Coronavirus, Arci al governo: "Non dimenticare l'importanza della socialità"

La presidente dell'associazione, Chiavacci, progetta la ripresa dell'attività dei circoli - che guarda soprattutto agli spazi verdi - e chiede un riconoscimento dell'importanza del ruolo sociale, ludico e ricreativo del terzo settore da parte del governo

Rimettere al centro, nel momento della ripartenza del paese, l'importanza della socialità, il ruolo psicologico e di crescita che ha per il tessuto sociale e per la realizzazzione del singolo. Una centralità riconosciuta fin dai tempi di Aristotele che parlava degli uomini come di "animali sociali". "La rilevanza della socialità dev'essere considerata al pari di quella dell'economia", secondo l'associazione socioculturale Arci. Il rischio in caso contrario? che si vada incontro a un mutamento del modello della società con "la nascita dell'idea che basta stare davanti ad uno schermo per poter essere vicino a qualcuno", mette in guardia l'associazione.

Inizia la fase due, quella di convivenza con il virus, dopo il Dpcm del 26 aprile alcune attività sono riprese altre invece attendono nuove disposizioni. Abbiamo chiesto a Francesca Chiavacci, presidente dell'Arci, una delle realtà più grandi dell'associazionismo italiano, con un milione di soci e 4401 circoli sul territorio, che cosa è cambiato, qual è la situazione attuale e su quali progetti lavorano.


Siete soddisfatti di quanto è emerso dalla fase 2? Quali misure riguardano l'associazionismo culturale?
Purtroppo per ora ben poche misure ci riguardano. Per noi che siamo un'associazione che prevalentemente svolge nei propri circoli attività di animazione sociale e culturale come corsi, spettacoli etc. c'è poco. Fino ad ora l'obiettivo è stato sopravvivere, è stato importante prevedere ammortizzatori sociali anche per noi, però è importante che si capisca che la nostra utilità sociale ha la stessa importanza di quella economica. Noi pensiamo che abbia lo stesso valore per costruire una società. In un'ottica di sistema ognuno deve far la sua parte e noi la vogliamo fare anche cambiando un po' il nostro modo di agire.

Di quali misure di sostegno economico avete usufruito?
Attendiamo nel nuovo decreto (il cosìdetto “decreto aprile” ndr.) misure per la nostra sopravvivenza, nel senso che in usa fase di sospensione delle attività ci sono comunque costi fissi che devono essere sostenuti dalle nostre strutture, quindi affitti, bollette e tutta una partita di accesso al credito sul quale il coordinamento nazionale del Forum del Terzo Settore sta facendo una vertenza. La possibilità che qualche circolo chiuda è molto reale, per questo stiamo chiedendo l'eliminazione dei costi fissi compresa la sospensione dell'Irap che per il terzo settore sarebbe molto utile.

Per il futuro che misure potrebbero essere messe in campo?
Stiamo cercando di capire che cosa potrà essere consentito, guardiamo all'estate: ai nostri spazi all'aperto, soprattutto per quanto attiene all'infanzia, ma direi un po' per tutti. In alcuni territori ci sono addirittura i sindaci che ci chiedono di poter utilizzare il nostro spazio, programmando soprattutto i servizi di campi estivi.

Si poteva fare di più? Speravate in qualcosa di più?
Dal punto di vista delle misure di riapertura, in realtà noi ci fidiamo molto di quello che viene prescritto. Se c'è un tema è questa disomogeneità derivante dalle ordinanze regionali, ogni Regione si è mossa in maniera diversa, e quindi dare modelli di comportamento è molto difficile. Noi ci stiamo preparando alla sanificazione e ad immaginare nuove soluzioni, come abbiamo fatto in questi mesi online, con la campagna web “Resistenza Virale”. Un'iniziativa che ha attivato centinaia di circoli, che si sono inventati attività di diffusione culturale anche della nostra dimensione ricreativa. Abbiamo visto le tombole via web, l'enigmistica online, la ginnastica, la possibilità di imparare la musica. Un'altra parte del nostro impegno è stato quello della solidarietà. I nostri circoli, soprattutto nelle grandi città, insieme al volontariato e alla protezione civile, hanno organizzato la distribuzione delle mascherine, abbiamo messo in piedi la distribuzione di pacchi “sospesi”, quindi la possibilità per i cittadini di donare cibo e la ridistribuzione alle fasce più vulnerabili della popolazione, come migranti, anziani soli, chi si è trovato in una situazione improvvisa di povertà".

Siete riusciti a mantenere il ruolo che avevate prima della pandemia?
Siamo riusciti a mantenerlo online anche se vorremmo ribadire che bisogna pensarci a questa dimensione. La salute delle persone e la crescita degli individui è fatta anche dalla relazione sociale, siamo animali sociali come diceva Aristotele e cresciamo in questo modo. È chiaro che tutto questo sarà fatto in una situazione fisica diversa, però è un tema che va messo al centro perché diversamente c'è anche un rischio di cambiamento di modello della società. Una società che pensa che basta stare davanti ad uno schermo per poter essere vicino a qualcuno. Fatto salvo che molte persone, soprattutto quelle più anziane, questa dimensione non ce l'hanno, perché non conoscono ancora bene questi strumenti. E poi c'è proprio un tema di solitudine, si sta da soli in casa davanti a uno schermo. La dimensione ludica e ricreativa è importante ed è il nostro lavoro. Quindi pensiamo che, con tutte le cautele che bisognerà avere, sarebbe molto importante che nella ripartenza, anche dal punto di vista psicologico e di crescita delle persone, la dimensione della socialità potesse essere al centro di una riflessione. Il rischio è di non riportarci a quella dimensione di relazione sociale che potrebbe essere indotta dal sospetto e dalla solitudine vissuta in questi ultimi tempi. Noi vorremmo che nel futuro, con tutte le cautele e incognite che ci sta dando questa situazione, si capisse che questa dimensione è importante nella realizzazione della vita delle persone.


Claudia Balbi