Fonte Ministro della Protezione Civile

Al Dpc si è parlato di nuovi percorsi per la Ricostruzione

Musumeci e commissari si sono confrontati sul tema della Ricostruzione proprio nei giorni in cui la Legge delega sul post-calamità è arrivata in Commissione Ambiente

Si è svolto oggi, mercoledì 15 maggio, nella sede del Dipartimento di Protezione Civile a Roma il convegno “Calamità, nuovi percorsi per la ricostruzione". L'iniziativa si è svolta nello stesso giorno in cui la nuova legge delega sulla Ricostruzione è stata discussa in Commissione Ambiente alla Camera. Alla presenza del Capo del Dipartimento di Protezione Civile, Fabrizio Curcio, del Capo Dipartimento di Casa Italia, Luigi Ferrara e dei Commissari alla ricostruzione in carica e del presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga. 

Il territorio del futuro
"Nel tempo la fase di gestione emergenziale si è consolidata facendo tesoro di una serie di esperienze diversificate. Siamo andati avanti bene sulla parte di previsione, non tutto è prevedibile, sulla parte di prevenzione ci stiamo confrontando molto, poi c'è la fase di emergenza che si è consolidata, anche se con qualche criticità. Infine c'è il ripristino, con una asticella non costante nel tempo. C'è stata una maggiore uniformità nella fase dell'emergenza, perché la mission è più chiara, questo ha consentito di avere strumenti operativi, giuridici e finanziari che sono stati definiti, ma non sempre costanti. Nel momento in cui ci si occupa di ricostruzione, si parte da qui per una visione più ampia, il ragionamento è più complesso e ha come obiettivo il territorio del futuro. I modelli sono estremamente diversificati, anche con efficienza e risultati diversi". Così il capo della protezione civile, Fabrizio Curcio, ha aperto la conferenza.

Il nuovo corpus di leggi
La giornata di confronto è stata aperta dal ministro alla Protezione Civile, Nello Musumeci, che ha illustrato le ragioni che hanno portato alla stesura del nuovo Codice di Ricostruzione: “In Italia le ricostruzioni dopo una calamità durano troppo e costano tanto. In mancanza di un modello normativo, si polverizzano esperienze e diversificano gli interventi da un territorio all’altro. Ecco perché il governo ha varato la proposta di un Codice di ricostruzione che debba valere per tutto il territorio nazionale e per ogni tipo di calamità, affidando al Commissario straordinario la competenza della ricostruzione, insieme alla Regione interessata e agli Enti locali, ma fissando tempi precisi”. I tempi di cui parla la nuova norma sono 10 anni in totale. Musumeci ha quindi spiegato quali effetti può avere una ricostruzione tardiva: “se lo Stato interviene tardi su un territorio colpito si determina lo spopolamento, la gente perde fiducia e abbandona le zone sinistrate, andando verso altre aree. E noi questo non ce lo possiamo permettere. Quindi servono tempestività, trasparenza, efficienza, criteri omogenei e tempi certi. Ma serve soprattutto la prevenzione, per la quale noi italiani non siamo predisposti, perché abbiamo l’abitudine a ricostruire piuttosto che prevenire. Solo negli ultimi 40 anni abbiamo speso più di 200 miliardi di euro per la ricostruzione: ne sarebbero bastati la metà per poter mettere in sicurezza quei territori.”

Esperienze a confronto
A seguire è iniziato il confronto con i Commissari alla ricostruzione presenti.  La ricostruzione può essere occasione di rilancio, ma anche di innovazione e prevenzione. Questa la sintesi degli interventi dei commissari per che si sono alternati durante la conferenza.
"Il senso della ricostruzione - ha detto il commissario post sisma nel Centro Italia, Guido Castelli - è quella di costruire meglio, individuando le faglie attive o le zone a rischio idrogeologico dove non ricostruire. La ricostruzione è un'occasione di innovazione ma anche di rilancio economico e sociale". Il generale Francesco Paolo Figliuolo, commissario per le alluvioni in Emilia Romagna, Toscana e Marche, ha invece lanciato un appello alla praticità ricordando che ci sono "paesi piccoli in cui si registra una frana per ogni abitante". "Il commissario - ha detto - dev'essere un uomo del fare, uno che cerca di intercettare i bisogni del territorio, renderli granulari e adottare delle soluzioni". "La ricostruzione - ha aggiunto - può essere un momento di opportunità. Una ricostruzione ben fatta, nei tempi e nei modi giusti, fa la differenza. Ma la differenza la fanno soprattutto le donne e gli uomini che ci lavorano. Alle varie cabine devono sedere le persone che sanno le cose". I commissari hanno parlato delle personali esperienze, ricordando spese e problematiche legate alla ricostruzione. Per il coordinatore della struttura di missione per il sisma dell'Aquila, Mario Fiorentino, "la ricostruzione, seppure con la sua complessità e i tanti ritardi, ha avuto un esito soddisfacente considerata l'entità del danno, l'estensione e la complessità del tessuto edilizio colpito". Giovanni Legnini, commissario per il sisma e l'alluvione a Ischia, ha invece posto l'accento sulle tempistiche, definendo la "soluzione migliore" quella di pensare alla ricostruzione già nella fase emergenziale quando possibile. Poi un accenno alla mancanza delle figure tecniche, "principale fattore di rallentamento delle ricostruzioni". "I professionisti che lavorano, lavorano - ha sottolineato -, ma occorre che la platea delle professionalità sia enfatizzata". "Il lavoro dei tecnici è improbo - gli ha fatto eco Salvatore Scalia, commissario per il sisma di Catania del 2018 -, bisogna aiutarli". Rivolgendosi al ministro Musumeci, infine, il commissario ha chiesto di "irrobustire le funzioni del commissario", in modo che possa "sostituirsi ai comuni sul piano dell'edilizia".

Red/cb
(Fonte: Ansa, Ministero della Protezione Civile)