Fonte Facebook Federico Grazzini

Bologna, una risposta all'alluvione che viene dal basso

Dopo aver spalato fango per giorni in via Andrea Costa la cittadinanza ha incontrato cittadini esperti per parlare delle cause dell'alluvione, di possibili soluzioni e di gestione del rischio

Per la prima volta a Bologna, dopo l'alluvione del 19 ottobre, cittadini e volontari che per giorni sono stati gomito a gomito a spalare il fango nelle vie allagate, nel quadrante cittadino che va da via Saragozza a via Sabotino, si sono incontrati per una festa di strada che ha previsto anche un momento di confronto con esperti. 

La festa di strada
A organizzare il 10 novembre scorso l'evento Solidarietà di strada sono stati Plat, Piattaforma di intervento sociale che si occupa di varie tematiche tra cui quella ambientale e Bologna for Climate Justice, collettivo di cittadini e cittadine a difesa del territorio e in lotta contro la crisi climatica. La motivazione alla base della giornata è stata la raccolta di fondi per le persone colpite dall'evento estremo, ma come ha spiegato Plat sui social network, non era l'unico: “Più di 8 giorni passati insieme a mettere le mani nel fango. Le une affianco alle altre, cercando di aiutare le persone più colpite a risollevarsi. Ci siamo accorte che non bastava. Serviva un supporto economico alle persone sfollate. Da lì la necessità di organizzare la solidarietà di strada e dare vita al momento di festa di ieri, ma anche allo spazio di elaborazione collettiva sulle cause di questa alluvione e come affrontare le conseguenze del cambiamento climatico”.

L'incontro
La tavola rotonda ha visto la partecipazione di Susanna Corti, Coordinatrice dell’unità di ricerca “Global Change” presso l’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del Cnr-Isac, con l'intervento dal titolo La crisi climatica e le sue conseguenze, in seguito è stata la volta del ricercatore del Cnr Paolo Ghinassi, che ha parlato del Mediterraneo come hotspot della crisi climatica. A seguire Paola Bonora, docente di Geografia e presidente del corso di laurea in Scienze Geografiche dell’Università di Bologna, ha descritto il rapporto tra territorio e cementificazione e illustrato le possibilità per ripensarlo. Rosanna Foraci, ingegnere idraulico, che si occupa di coordinamento delle attività di previsione e monitoraggio del Centro Funzionale della Regione Emilia-Romagna a supporto della Protezione Civile di Arpae, infine ha offerto un inquadramento storico delle alluvioni causate dal torrente Ravone e spiegato come ha funzionato il sistema di allertamento il giorno dell'alluvione. Ciascuno con le sue slide, da un palco costruito per l'occasione, i tecnici hanno parlato ai cittadini. Sia a quelli colpiti direttamente dall'evento alluvionale del 19 ottobre, che a coloro giunti per sostenere la raccolta fondi, cittadini che hanno chiesto risposte ad altri cittadini con competenze sul tema. “Sono andata lì come cittadina che ha un ruolo all'interno del sistema di allertamento e che quindi sapeva delle cose, ma sono andata a raccontare quello che sapevo a titolo personale” specifica Rossana Foraci di Arpae. Il giorno dell'alluvione Foraci aveva infatti partecipato alla previsione dell'evento e al monitoraggio. 

Le domande della cittadinanza
Per Foraci è stata la prima volta che si è ritrovata a parlare con la cittadinanza in un evento organizzato e l'esperienza, a suo dire, “è stata interessante” per via anche delle domande che le hanno posto i presenti. “Hanno chiesto perché il corso d'acqua (il Ravone n.d.r) è stato tombato e quali potrebbero essere le soluzioni per il futuro in questo scenario di cambiamenti climatici” spiega Foraci. C'è poi chi nel cercare una soluzione all'accaduto ha proposto la costruzione di una cassa di espansione a monte e chi si è interrogato sull'efficacia del sistema di allertamento. “In particolare una ragazza straniera e disabile che studia a Bologna – racconta Foraci - ha detto che per lei è stato difficile trovare in tempo reale informazioni nella sua lingua e che per lei poter fare una serie di misure di autoprotezione è complicato”. Quindi si è parlato anche di come si potrebbe migliorare il sistema di allertamento. 

I cittadini si informano
E qui si apre una questione. Come mai un evento di questo tipo: partito dal basso e indirizzato a cittadini nella fase post-alluvionale si è tenuto solo ora?  Secondo Foraci il fatto che l'alluvione del 19 ottobre scorso sia stata “un evento eccezionale per Bologna” può essere uno degli elementi che hanno fatto emergere l'occasione di un confronto di strada organizzato dal basso. A questo va poi unito il fatto che i volontari che per giorni hanno spalato letteralmente il fango via dalle case e dalle cantine hanno dato vita a una grossa forza sociale collettiva e variegata, composta da persone legate a Plat, a Bologna For Justice e agli Scout. Questa collettività ha organizzato la festa anche per ritrovarsi, parlare di quanto avvenuto e cercare le soluzioni a tutto questo, affinché non si ripeta mai più. Ma c'è di più: l'evento è stato “utile, spiega Foraci, perché magari non tutti sanno che l'alluvione è stata più che eccezionale, o come funziona il sistema di allertamento e cosa possano fare quando vedono un'allerta rossa. Cose che è bello poterle diffondere in occasione non di un evento teorico ma di un'emergenza che c'è stata veramente”. Quindi un momento di promozione attiva della prevenzione tra i cittadini.  

Grande partecipazione
Da questo scaturisce l'altro interrogativo: le campagne di prevenzione indirizzate ai cittadini non dovrebbe organizzarle la Protezione Civile? La risposta è che da anni il Dipartimento nazionale di protezione civile organizza campagne di informazione e sensibilizzazione ai temi della prevenzione in cui spiega come comportarsi in caso di alluvione, incendio o altri eventi estremi. La più nota a livello nazionale è Io non rischio. Ma come spiega bene Foraci questi incontri “quando vengono fatti in tempo di pace” registrano un livello di partecipazione “diversa”. Quindi il successo dell'incontro di strada in via Andrea Costa va letto sotto questa lente: l'evento è stato molto partecipato perché organizzato nel post-emergenza e indirizzato sia a persone che hanno conosciuto le conseguenze dirette dell'alluvione, sia a persone che hanno deciso di prevenire e informarsi su come ci si comporta in un'emergenza di questo tipo e conoscere meglio il territorio in cui vivono. 

Il Ravone Rampante
A questo proposito Plat sta organizzando insieme a Bologna for Climate Justice, sempre con la collaborazione di esperti, un trekking sul Ravone, dal nome “il Ravone Rampante” proprio per aumentare la consapevolezza delle persone degli spazi che abitano e dei rischi che possono correre. Il primo si svolgerà il 15 dicembre, tra gli esperti che accompagneranno i cittadini ci sarà Federico Grazzini, metereologo e climatologo Arpae. Il percorso partirà dal parco Cavaioni, passerà per il parco Melloni, poi in Via Felice Battaglia e lungo via del Ravone. Le iscrizioni si apriranno a fine novembre su Instagram di Plat e Bologna for Climate Justice.

Claudia Balbi