La serata di presentazione del Comitato Ravone Sicuro (fonte: fb Comitato Ravone)

Comitato Ravone Sicuro, l'unione fa la forza

Il comitato da qualche settimana riunisce i cittadini alluvionati della zona di via Andrea Costa a Bologna. Tra le richieste la messa in sicurezza del torrente Ravone e la formazione su come comportarsi in caso di emergenza

Un comitato nato dal basso, che ha come obiettivo il sostegno delle richieste dei cittadini bolognesi residenti nelle zone colpite lo scorso ottobre dall'esondazione del torrente Ravone in tema di sicurezza, prevenzione e ristori.
A Bologna da qualche settimana è attivo il Comitato Ravone Sicuro, la cui presentazione ufficiale si è tenuta l'altra sera nella parrocchia di San Paolo di Ravone. Si tratta di un comitato di fatto, al momento privo di una struttura ufficiale, che non si è ancora costituito in nessuna forma. L'obiettivo del nucleo fondatore, composto da una decina di persone, è quello di essere “liberi e snelli”, come afferma uno di loro, Luca Vianelli, di professione commercialista.

Dott. Vianelli, quali sono le circostanze che hanno portato alla nascita del comitato?
Io ho avuto già l'esperienza dell'allagamento del negozio in via Saffi di cui sono locatore nel maggio 2023 (in quell'occasione l'alluvione creò seri danni e vittime in altre zone della regione n.d.r.). Mi definisco, per così dire, l'alluvionato zero di Bologna. Allora abbiamo affrontato la situazione in autonomia, poiché solo i residenti del condominio erano interessati, non c'erano altri soggetti coinvolti pesantemente. Lo scorso sabato 19 ottobre, invece, la platea delle persone coinvolte nella nostra zona è stata molto più ampia.

Quindi cos'è successo?
Dal lunedì successivo venivo fermato per strada, nella zona di via Andrea Costa, da persone alluvionate che mi chiedevano, alla luce della mia esperienza, come muoversi e cosa fare. Naturalmente riponevano in me eccessive aspettative, però, parlando con loro, abbiamo visto chiaramente che le esigenze e le preoccupazioni di tutti erano le medesime. Abbiamo così iniziato a confrontarci fino a che il 26 dicembre scorso Cecilia Geraci, una delle residenti di via Andrea Costa, ha lanciato una petizione online su change.org che ha ottenuto subito centinaia di firme, diventate oggi oltre 2600. Ci siamo così resi conto che i tempi erano maturi per formare un comitato che si ponesse a tutela delle richieste delle persone alluvionate.

Quali sono le vostre richieste?
Innanzitutto avere sicurezza: oggi tutti i punti dove il Ravone ha sfondato il 19 ottobre sono ancora aperti, con le conseguenze che si possono immaginare se dovesse venire a piovere di nuovo in maniera importante. Vogliamo dunque farci ascoltare maggiormente dalle istituzioni, anche in chiave di certezza dei ristori per chi ha subito danni.

Entrando nel dettaglio, avete sollecitato qualche azione particolare?
Durante le nostre prime settimane di attività abbiamo portato all'attenzione dei media locali due situazioni fonte di preoccupazione: l'accumulo di rami, persistente da metà novembre, alla griglia di via del Ravone e il solaio del tombamento in via Montenero collassato a ottobre, i cui detriti sono ancora nell'alveo del torrente. 

Avete ottenuto risultati?
Il giorno dopo l'uscita delle nostre richieste sui giornali, il sindaco Lepore ha dichiarato che la pulizia della griglia era già programmata, cosa effettivamente avvenuta un paio di settimane dopo. Per quanto riguarda il solaio, il sindaco, insieme a Davide Parmeggiani dell'Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la protezione civile, ha confermato proprio l'altro giorno il rifacimento dei tombamenti, previsto nel prossimo mese di marzo a spese della Regione. Riteniamo dunque che dei risultati si riescano a ottenere.

L'attivazione dal basso come cittadini è dunque importante in queste circostanze.
Esattamente, l'unione fa la forza: il comitato ha lo scopo di fare sentire maggiormente la voce dei cittadini, facendo fronte comune. Il nostro messaggio è che a Bologna ci sono più zone e più cittadini coinvolti da questa situazione. Non sono solo due-tre persone ad avere bisogno. 

L'argomento dell'Alert System è stato affrontato l'altra sera?
Sì, abbiamo distribuito ai partecipanti dei volantini informativi che avevamo richiesto al Comune. Riteniamo che l'Alert System sia uno strumento importante e utile. Il 19 ottobre l'allerta è stata comunicata attraverso i social e whatt'app, ma gli ordini di evacuazione così veicolati non ricevono la giusta attenzione da parte dei cittadini. Studiare vie nuove di comunicazione durante le allerte è uno dei punti di cui abbiamo discusso l'altra sera.

Si può fare di più per la prevenzione?
Secondo noi sì, sia come prevenzione dell'accadimento (maggiore pulizia, maggiore manutenzione delle strutture di tombamento eccetera), ma anche a livello di informazione e formazione dei cittadini su come fronteggiare queste situazioni. A ottobre la gente non aveva la minima idea di cosa fare. 

Queste emergenze purtroppo potrebbero essere più frequenti con la crisi climatica 
Sicuramente sì: nessuno mette in dubbio che ci sia un cambiamento nel clima, è abbastanza palese. Così come il cambiamento del clima è stato ed è repentino, è però necessario un cambio di passo nella gestione di queste emergenze. Le istituzioni – Comune, Regione, Governo nazionale -  devono prenderne atto e velocizzare le loro tempistiche al di là della burocrazia mostruosa che caratterizza l'Italia. Non possiamo aspettare dieci anni perché venga realizzata un'opera a monte che risolva il problema del Ravone.

Lorenzo Arduini