(Fonte foto: Ingv)

Da cosa sono causati gli sciami sismici ai Campi Flegrei?

Per capire meglio cosa sta avvenendo nell'area dei Campi Flegrei abbiamo parlato con la Direttrice del Dipartimento Vulcani Ingv, Francesca Bianco

Nell’ultima settimana, abbiamo assistito a due sciami sismici nell’area dei Campi Flegrei, vicino Napoli, uno avvenuto il 18 e l’altro il 21 agosto. Le scosse sono state tutte di bassa intensità, con una magnitudo massima di Md 3,6 durante il primo sciame e di Md 2,5 durante il secondo. Non ci sono stati danni a cose o a persone, nonostante la paura della popolazione durante gli eventi più forti. La situazione non è inconsueta in quella zona della Campania, e sta venendo monitorata costantemente. Per capire meglio cosa sta succedendo, ne abbiamo parlato con la Direttrice del Dipartimento Vulcani Ingv, la dottoressa Francesca Bianco.

Da cosa è causato l’ultimo sciame sismico ai Campi Flegrei?
Questo sciame sismico ai Campi Flegrei viene causato dal motore principale del fenomeno del bradisismo, che è il sollevamento del suolo. Dal 2005 i Campi Flegrei stanno subendo una crisi bradisismica – non una novità per quell’area. Questa crisi bradisismica si circostanzia in un sollevamento dell’area flegrea, centrato in particolare sul Rione Terra di Pozzuoli. Quell’area, dal 2005 a oggi, si è sollevata di 111 cm. Questo sollevamento naturalmente induce una deformazione nella crosta terrestre, che va sotto sforzo, e che a un certo punto rilascia questo sforzo generando terremoti

Qual è la ragione di questo sollevamento?
I dati che sono a nostra disposizione al momento ci fanno propendere per l’idea che questo sollevamento sia dovuto a una risalita di un flusso importante di gas di fluidi di origine magmatica, che si generano a profondità probabilmente superiori a 6 km, all’interno di una grande camera magmatica profonda situata sotto i Campi Flegrei, dove ci sarebbe (e uso il condizionale perché ovviamente noi non abbiamo gli strumenti per poter vedere questo processo) un magma che sta degassando, ovverosia un magma che ha una sua dinamica interna. I motivi non li conosciamo, ma questo magma sta generando una grande quantità di gas che poi risale in superficie, interagisce con le rocce superficiali e con il sistema idrotermale che è presente nei primi 3 km della crosta superiore dei Campi Flegrei. In questo modo si genera la dinamica che osserviamo: il sollevamento; i terremoti, quasi tutti molto superficiali, nei primi 3 km di profondità; e le importanti anomalie geochimiche nei flussi delle fumarole presenti nell’area di Campi Flegrei, in particolare a Solfatara e a Pisciarelli, con queste grandi quantità di flussi di CO2 che sono rilasciati nell’area per una quantità ragguardevole – circa 3.000 tonnellate di CO2 al giorno.

Cosa si intende per degassamento? 
Sia il magma che è in profondità, sia in generale ogni stadio magmatico, è costituito da miscele di rocce fuse e di gas. Se si innesta una dinamica all’interno dei sistema magmatico, cioè se ci sono dei moti convettivi, se quindi il sistema subisce una qualche forma di sforzo, la parte volatile dei fluidi magmatici, che è più leggera, può abbandonare il sistema magmatico, e muoversi verso la superficie. In generale, dato il magma che staziona in profondità, quello dei gas magmatici che si staccano e arrivano in superficie più velocemente del magma è un fenomeno fisico piuttosto noto che ha a che fare con tutti i tipi di magmi. Le caratteristiche chimiche dei tipi di magmi hanno una serie di implicazioni legate anche alla loro dinamica. Volendo essere ancora più generali, il degassamento quindi è dovuto, per esempio, a una qualunque variazione termica all’interno del sistema magmatico. Magari il sistema si sta riscaldando, oppure si sta raffreddando. In tutti e due i casi l’elemento importante è l’energia cinetica che genera.

Ci sono rischi per la popolazione, come possibilità di terremoti più forti o di eruzioni vulcaniche?
Naturalmente i terremoti non si possono prevedere, nemmeno in ambito bradisismico. Quindi l’unica cosa che sappiamo per certo è che se continuerà il sollevamento continueranno i terremoti. Se poi saranno di energia maggiore o minore purtroppo non siamo in grado di dirlo.

Altra questione riguarda invece le dinamiche vulcaniche, nel caso in cui questo tipo di fenomeno possa essere in qualche maniera un prodromo di un’eruzione imminente. Questo scenario è molto meno probabile, perché se così fosse ci dovrebbe essere del magma in superficie. Perché condizione necessaria e sufficiente perché ci sia un’eruzione è che ci sia del magma che arriva in superficie. Al momento sono molti i dati che noi monitoriamo, che sono dati sismici, dati geochimici di varia natura, dati delle deformazioni del suolo, i dati dell’accelerazione di gravità e dati termici. In caso di eruzione imminente, tutti questi dati dovrebbero naturalmente mostrare una serie di anomalie rilevanti, perché il magma non può risalire in superficie in maniera silente. Queste anomalie al momento non le osserviamo, quindi il fenomeno bradisismico, al momento, con i dati che abbiamo a disposizione, non sembra essere anticipatore di un’eruzione imminente.

Giovanni Peparello