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Dpc, la mostra "Terremoti d'Italia" sbarca in Sicilia

L'obiettivo dell'esposizione è "far crescere le coscienze dei cittadini intorno al tema del rischio sismico" spiega Silvestri, curatore della mostra e funzionario del Servizio Comunicazione del Dipartimento della Protezione Civile

“Terremoti d'Italia”, la mostra itinerante del Dipartimento di Protezione Civile inaugura domani, venerdì 17 marzo, a Catania. L'esposizione fa tappa in Sicilia dopo quella calabrese. Qui starà da marzo a giugno, toccando anche le città di Palermo e di Campobello di Mazara (Tp). Promossa dalla Regione Siciliana nell’ambito delle attività previste dalla campagna di sensibilizzazione e informazione alla cittadinanza “2023 anno della prevenzione sismica in Sicilia”, la mostra consente di far conoscere da vicino ai visitatori uno dei rischi naturali che più interessa la Sicilia e il nostro Paese in generale: il rischio sismico.

Strumenti di misurazione
L'itinerario è strutturato per sezioni: una prima parte spiega che cos'è un terremoto e come si è misurato nel tempo, qui sono esposti alcuni sismoscopi dell'antichità e dei sismografi degli anni 80. Il più antico in mostra è lo sismoscopio Zhang Heng del 136 d.C, un sistema rudimentale costituito da un vaso di metallo con un tappo all'interno del quale veniva posizionata una sfera e all'arrivo della scossa la sfera cadendo nel vaso usciva da una delle bocche di drago che circondavano il vaso e poi finiva nella bocca di una rana. Esso riusciva a dare l'idea di quale fosse la direzione del terremoto. Poi c'è un sismoscopio Brassart del 1882 che ha un sistema molto simile a quello cinese, ma possiede una tecnologia che lo modernizza, un orologio che al cadere del perno si blocca e quindi grazie ad esso, oltre alla direzione, sappiamo anche l'orario del sisma. Seguono l'Ishimoto che è il primo sismografo che rappresenta uno dei primi tentativi di tradurre su carta una scossa, poi c'è il sismografo elettromeccanico Galitzin che è del 1906 che ha due pendoli identici ed un apparato a molla ed è più moderno. Fino ad arrivare poi al sismografo a tamburo degli anni 80. 

Misurazione attuale
Si giunge poi ai metodi che usiamo oggi per misurare un terremoto e cioè la RAN, Rete Accelerometrica Nazionale, che registra l'accelerazione al suolo e valuta in tempo reale la forza di spostamento del suolo. Insieme ad essa è illustrata anche la Rete Sismica Nazionale, che è quella di monitoraggio gestita da Ingv che in tempo reale dà i parametri epicentrali al Dipartimento di Protezione Civile e poi abbiamo l'Osservatorio Sismico delle Strutture, OSS, che viene gestito dal Dipartimento di Protezione Civile, che è sempre un sistema di misurazione dell'accelerazione al suolo, ma in questo caso, a differenza della RAN, si tratta di strumentazione installata in infrastrutture pubbliche di tutto il territorio nazionale, quindi edifici strategici, dighe, municipi, ospedali, ponti, prefetture e scuole. Una rete in continua espansione. “Per quanto riguarda l'OSS abbiamo esposto lo strumento e la guida spiega come funziona, mentre in quello della RAN è possibile fare due esperienze dirette perché c'è uno strumento funzionante collegato allo schermo che rileva e mostra sul momento un sismogramma che otteniamo facendo saltare i visitatori. E poi facciamo vedere su un grande schermo la RAN live” spiega Maurilio Silvestri, funzionario del Servizio Comunicazione del Dipartimento della Protezione Civile e curatore della mostra.

Storia dei terremoti italiani
Dopo questa carrellata sui sistemi di misurazione del terremoto si passa alla parte dedicata alla storia dei terremoti storici che hanno interessato il territorio italiano, qui si trovano dei pannelli, uno per ogni evento storico e due schermi con filmati storici, una raccolta di filmati degli anni 30 dell'Istituto Luce e una rassegna di notiziari più recenti che è interessante per vedere l'evoluzione della comunicazione sugli eventi sismici. Nei pannelli partiamo dal terremoto di Reggio Calabria e Messina del 1908. Ogni pannello è corredato da fotografie, pagina di giornale del giorno dell'evento sismico e il sismogramma originale reperito dagli archivi. “Oltre all'accaduto storico presentato anche a voce dai volontari si cerca di far capire anche la storia dell'evoluzione del sistema di protezione civile che inizialmente non esisteva e il tutto era affidato alle forze armate, non esisteva la programmazione, la pianificazione e men che meno le forme di previsione e di prevenzione” racconta Silvestri. La mostra prosegue con il sisma del Belice, di Avezzano, fino arrivare al 1976 al terremoto del Friuli che ha segnato la nascita del Servizio Nazionale. Si arriva poi al terremoto dell'Irpinia del 1980, fino ad arrivare a quelli di Umbria, Marche, L'Aquila, Emilia e Italia centrale.

Focus e classificazione sismica
La Sicilia, oltre che essere citata all'interno della sezione dei terremoti storici è poi presente in una tabella con tutti i maggiori terremoti registrati dal 900 a oggi e in un focus sulla sismicità dell'isola che è stato realizzato appositamente per queste tre tappe siciliane, un elenco dei terremoti storici della Sicilia partendo dal 1125 per arrivare al 2002. Il percorso storico si conclude con la mappa della classificazione sismica e la normativa antisismica. Qui vengono illustrate le quattro zone di sismicità del territorio nazionale dove è spiegato che la classificazione sismica è legata agli eventi storici accaduti nei singoli territori. Qui il visitatore può vedere la classificazione della sua zona ed è una forma di invito ai cittadini a stimolare le proprie amministrazioni locali per conoscere i piani della sismicità. 

Foto e costruzione antisismica
Una parte della mostra è poi dedicata a una rassegna fotografica di terremoti nazionali e internazionali alla quale abbiamo aggiunto delle foto degli interventi recenti effettuati in Turchia e Siria. Dopo di che si arriva alla parte dedicata alle tecniche di costruzione antisismica e quindi la descrizione degli interventi di adeguamento e miglioramento sismico, le varie tecnologie a disposizione e un focus sui dispositivi antisismici di isolamento che sono esposti dal vivo. In particolare si possono vedere quattro esempi di isolatori sismici (ad esempio un isolatore lastometrico e uno a pendolo scorrevole). Qui viene spiegato e mostrato visivamente che un edificio isolato alla base in caso di terremoto ha una tecnologia meccanica che assorbe la scossa e si muove alla base insieme al terreno ma non trasmette il movimento alle strutture sovrastanti, ai pilastri. 

Simulatori
Per farlo capire meglio l'ultima sezione dell'esposizione è dedicata ai simulatori: il primo è la "città sismica" che riproduce un piccolo panorama urbano con dei palazzi e dei ponti, ci sono due ambienti gemelli in cui ci sono due palazzi da tre piani, due palazzi da sei piani che ricevono la stessa scossa però nel primo caso gli edifici sono fatti in cemento armato antisismico e nel secondo caso di cemento armato antisismico isolato alla base. In questo modo è possibile vedere come i due modelli rispondono alla scossa: quello antisismico oscilla molto e fa avvertire pesantemente la scossa, quello isolato invece si vede che si muove alla base e le strutture sovrastanti si muovono leggermente. A questo punto il visitatore può entrare nella “stanza sismica”, un simulatore sismico molto sofisticato perché è in grado di leggere un reale sismogramma attraverso un software, “in questo caso stiamo usando quello della scossa de L'Aquila” spiega Silvestri, e riproduce tutti i movimenti verticali e orizzontali del terremoto. La simulazione viene effettuata come se ci si trovasse al piano terra, per strada, una prima volta, poi come se ci si trovasse al quarto piano di un edificio in cemento armato antisismico e infine la stessa scossa con un edificio isolato alla base. 

Buone pratiche
L'ultimo spazio viene affidato ad un'associazione di protezione civile locale ed è dedicato alla campagna “Io non Rischio”, ovvero al focus sul rischio terremoto e sulle buone pratiche da applicare in caso di sisma. Di fronte ad esso trova posto la zona dedicata all'amministrazione che ospita la mostra: a Catania verrà quindi illustrato il piano comunale di protezione civile cittadino. Qui sono esposte le mappe del piano comunale con le aree d'attesa e le linee guida comunali. “In questo modo una persona che ha visitato la mostra esce con una coscienza totale del rischio sismico” dice il curatore della mostra. 

Date, prenotazioni e tappa finale
La prima tappa del percorso espositivo sarà a Catania dal 17 marzo al 7 aprile; il secondo appuntamento è previsto a Palermo dal 17 aprile al 6 maggio, per concludere a Campobello di Mazara (TP) dal 12 maggio al 9 giugno. “La tappa di Campobello di Mazara, zona che è diventata celebre recentemente per l'arresto di Matteo Messina Denaro, è stata fortemente voluta dalla Regione siciliana per portare una presenza dello Stato non legata ad un presidio di ordine pubblico ma a qualcosa che punti a far crescere le coscienze dei cittadini intorno al tema del rischio sismico” spiega Silvestri. La visita alla mostra è gratuita e aperta a tutti previa prenotazione a questo link. La visita guidata alla mostra è gestita dai volontari dell’associazione Lares Italia.

Claudia Balbi