Fonte twitter Anbi

Il Piano Laghetti come risposta alla crisi idrica

La mancanza d'acqua investe da tempo la Penisola. Anbi e Coldiretti propongono di creare piccoli e medi laghetti sparsi su tutto il territorio nazionale per rispondere al problema

La siccità che sta investendo l'Italia non sembra destinata a risolversi in tempi brevi e la possibilità di andare incontro a una crisi idrica si fa sempre più concreta. L'Osservatorio Anbi sulle Risorse Idriche ha reso noto proprio nelle ultime ore che “la risalita del cuneo salino lungo il fiume Po supera ormai i 15 chilometri e al rilevamento di Pontelagoscuro (frazione del Comune di Ferrara, n.d.r.) è sceso al di sotto dei minimi storici, toccando i 301,6 metri cubi al secondo, molto al di sotto della soglia critica, fissata a mc/sec 450. Ciò - prosegue l'Osservatorio - ha già costretto a sospendere l'irrigazione in alcune zone di Porto Tolle ed Ariano, nel Polesine rodigino, dove sono state attivate pompe mobili di emergenza per garantire la sopravvivenza delle colture”. 

Una crisi nazionale
Nei giorni passati l'Osservatorio aveva lanciato l'allarme per tutta la Penisola definendo vicina la crisi idrica in Lombardia e prossimo il razionamento dell'acqua potabile nel Lazio a causa della quasi assenza di precipitazioni. Ma anche il resto del Paese non se la passa meglio. La situazione dei fiumi in Toscana viene definita “grave”, qui “l'ormai torrente Arno" ha una portata pari al 27% della media e anche gli altri fiumi sono in “grande sofferenza” denuncia l'Osservatorio. Piove troppo poco anche in Abruzzo e nelle Marche dove si assiste alla discesa dei volumi idrici dei fiumi. Lo stesso vale per i corsi d'acqua campani mentre gli invasi di Basilicata e Puglia, complici le alte temperature, registrano una vistosa decrescita nei volumi trattenuti, calati rispettivamente di oltre 7 milioni e di quasi 8 milioni di metri cubi. Dimezzata anche l'acqua trattenuta dall'invaso alla diga Anna di Isola Capo Rizzuto, in Calabria: oggi trattiene 5,98 milioni di metri cubi contro una media pari a 11,23 negli scorsi 6 anni. Anche nelle zone del Centro-Nord della Sardegna si sta aggravando la scarsità di risorsa idrica. La siccità non risparmia neanche il Nord con il lago Maggiore che sfiora i minimi storici dal 1946 e i fiumi valdostani e piemontesi in forte decrescita. Analoga situazione per i corsi fluviali di Emilia-Romagna e Veneto

Bacino del Po
È proprio di fronte alla siccità nel bacino Padano, il Segretario dell’Autorità distrettuale del fiume Po-MiTE, Meuccio Berselli, ha denunciato il verificarsi di “un sostanziale squilibrio nell’utilizzo della risorsa oggi disponibile”. La situazione secondo Berselli vede uno squilibrio nei prelievi di acqua che vengono effettuati in maggior quantità nei territori avvantaggiati perché situati a monte o in zone “favorite”, a discapito di quelli a valle. La direzione da intraprendere per il Segretario dell'Autorità distrettuale è quella di “armonizzare gli utilizzi” nei vari territori. “L’inosservanza del principio potrebbe portare all’intervento del Dipartimento della Protezione Civile al fine di evitare che alcuni territori possano rimanere a secco o entrare in conflitto con altri”, avvisa infine Berselli.

La proposta di Anbi e Coldiretti
Di fronte a questa situazione l'Italia può attingere ai fondi del Pnrr che ha stanziato 2 miliardi di euro per la messa in sicurezza del territorio e per il trattenimento della risorsa acqua. Fondi che secondo il presidente nazionale Anbi, Francesco Vincenzi, non bastano. “Ne servirebbero almeno il doppio per superare il gap di circa 50 anni durante il quale alcune opere non sono state fatte”. Ed è a questo punto che Vincenzi annuncia il “Piano Laghetti”, una forma di risposta al cambiamento climatico, una misura di adattamento. “Utile sia per mettere in sicurezza il territorio dal punto di vista idraulico, cioè contro i rischi associati a piogge e alluvioni, che per mettere in sicurezza l'approvvigionamento idrico. Per realizzarlo servirebbero almeno 10 miliardi di euro. Il progetto c'è e si chiama Piano Laghetti”. Il piano prevede la creazione di piccoli e medi laghetti sparsi su tutto il territorio nazionale che permetterebbero di trattenere l'acqua per fini civili, agricoli e di produrre energia elettrica. “All'interno di questi laghetti abbiamo progettato di mettere dei pannelli solari galleggianti che producano energia e di farli con rocce e terre dei luoghi per mantenere un alto valore ambientale”, spiega Vincenzi. Il piano è in fase di costruzione in questi mesi ed è stato realizzato insieme a Coldiretti. Leggendo sul sito di Anbi si scopre che il progetto “prevede la realizzazione di 10mila bacini entro il 2030: 6.000 aziendali e 4.000 consortili", ma al momento non si hanno ulteriori notizie. 

Claudia Balbi