Vigili del Fuoco al lavoro in Cadore (fonte: X Vigili del Fuoco)

La crisi climatica e l'aumento di frane e crolli

Massimiliano Fazzini, coordinatore del team sul rischio climatico della Società italiana di geologia ambientale, commenta i recenti fatti che hanno coinvolto la frazione di Cancia, in Cadore, e il villaggio di Blatten, in Svizzera: “Il deciso aumento delle temperature provoca una mancanza di protezione dei ghiacciai e delle rocce alle temperature sempre più elevate"

“Si tratta di ennesimi eventi gravitativi ad evoluzione rapida che fanno parte di una normale evoluzione del paesaggio di alta montagna, in una catena montuosa geologicamente molto giovane e caratterizzata da un clima medio estremo come quella alpina".
Il climatologo-geologo Massimiliano Fazzini, professore di rischio climatico all’Università di Camerino e coordinatore del team sul rischio climatico della Società italiana di geologia ambientale, definisce così la colata di detriti che ha investito la frazione di Cancia, in Cadore, appena pochi giorni dopo il drammatico evento di Blatten, sulle Alpi svizzere.

Accelerazione temporale e maggiore distribuzione spaziale
Per Fazzini il problema di base è chiaro: “il climate change, particolarmente intenso negli ambienti fisici di alta montagna delle medie latitudini, sta favorendo un’accelerazione temporale e una maggiore distribuzione spaziale di tali fenomenologie, con ovvie conseguenze sul concetto di rischio nei sistemi morfoclimatici glaciali e periglaciali, ed in generale negli ambienti fisici montani".

La fusione del permafrost interstiziale sta accelerando
La causa della maggior frequenza di frane e alluvioni, secondo Fazzini, è dunque ricollegabile anche alla crisi climatica. “Il deciso aumento delle temperature provoca una crescente mancanza di protezione dei ghiacciai e delle rocce dalle temperature stesse, che sono sempre più elevate". Ne derivano una maggiore frequenza di fenomeni di fusione e rigelo, ma, sottolinea il climatologo, soprattutto “un’accelerazione del processo di fusione del permafrost interstiziale, che funge da collante tra le rocce e se viene meno sono più facili sono i crolli di porzioni di roccia”.

Il caso di Cancia
Nel caso di Cancia, “se sino all'inizio degli anni 2000 questo tipo di precipitazione breve ed intensa avveniva quasi esclusivamente nel bimestre luglio-agosto, oggi si verifica ogni qualvolta lo zero termico si innalza rapidamente e la colonna d'aria troposferica diventa molto instabile", spiega Fazzini. 
Notevoli scrosci di pioggia in tempi brevissimi (in Cadore 52 millimetri in 25 minuti, con punte di 17 millimetri in appena cinque minuti) "determinano la saturazione delle coltri detritiche presenti alla basi delle pareti rocciose e nei canaloni più ripidi. Inoltre l'acqua piovana si infiltra nella roccia già in equilibrio precario, favorendo crolli ed eterogenee colate di detrito di elevata magnitudo".

Come adattarsi
Dunque è necessario un adattamento alle nuove condizioni climatiche che stanno portando ad un aumento delle frane. In questo senso Fazzini fa qualche esempio: “si possono usare tecnologie di monitoraggio ambientale, come l’interferometria radar: grazie agli interferogrammi, si hanno a disposizione segnali che permettono di stimare quantitativamente piccoli spostamenti di materiale compatto o sciolto". Questa è la tecnica che ha permesso di evacuare il villaggio di Blatten, "azzerando di fatto il rischio per perdita di vite umane".
L'interferometria radar da terra può essere integrata con software di allertamento rapido per il monitoraggio in tempo reale  delle frane. "L'evoluzione del monitoraggio meteorologico in situ e da remote sensing - immagini satellitari e radar meteorologico, determinanti per comprendere la distribuzione in tempo reale degli eventi meteo più intensi, accoppiati a modellazioni geotecniche - consente di far scattare sistemi di early warning di protezione civile, necessariamente da contemplare, oggi, nei piani di emergenza comunali o nei piani di adattamento al cambiamento climatico”. 

Un approccio integrato su scala locale
Per rendere la nostre montagne più sicure e fruibili, è la conclusione di Fazzini, “occorre rapidamente sviluppare, in particolare alla scala locale, un approccio integrato che combina diverse tecniche per ottenere una comprensione completa del fenomeno e garantire un'efficace mitigazione del rischio".

Lorenzo Arduini
Fonte: Agenzia Dire