fonte foto: Ingv

Magma nel matese, l'Ingv chiarisce: pericolosità sismica dell'area invariata

Alcune testate avevano riportato la notizia ipotizzando la formazione di un vulcano nell'area e deducendo dallo studio l'incremento della pericolosità sismica della zona

Nel Matese non si formerà nessun vulcano e la pericolosità sismica della zona non sarà modificata. In un incontro aperto alla cittadinanza, Regione Campania, Istituto Nazionale di Geofisica e vulcanologia e Dipartimento Nazionale di Protezione civile hanno deciso di fare chiarezza sullo studio condotto da INGV e Università di Perugia relativo alla presenza magmatica nella zona del Matese, il massiccio dell'Appennino sannita compreso tra Campobasso, Isernia, Caserta e Benevento. Alcune testate, infatti, avevano riportato la notizia ipotizzando la formazione di un vulcano nell'area e deducendo dallo studio l'incremento della pericolosità sismica della zona. La notizia aveva allarmato sindaci e cittadini che avevano chiesto un chiarimento ai ricercatori.

Durante l'incontro è stato escluso prioritariamente e categoricamente che la ipotizzata risalita di magma "possa essere ricondotta a fasi, anche iniziali, della formazione di un vulcano". Esclusa ogni pericolosità vulcanica, è stato altresì escluso ogni incremento della pericolosità sismica. La zona, inoltre, è già classificata ad elevata pericolosità sismica
sulla base dell'Ordinanza del Consiglio dei Ministri del 28 aprile 2006, quindi, si legge nel comunicato della Regione Campania, "l'attenzione va posta sulla sicurezza del territorio”. Si tratta di un riferimento esplicito al consolidamento strutturale dell'edificato e ai piani comunali di protezione civile.

L'Osservatorio sismico del Sannio "Palmieri", immediatamente dopo la pubblicazione dello studio, aveva invitato a evitare allarmismi sul tema. In un comunicato l'Osservatorio dava ampio risalto all'aspetto più importante della questione, quello cioè "di capire se l'ipotizzata risalita di magma nel distretto sismico Sannio-Matese potesse o meno incrementare ulteriormente la pericolosità sismica dell'area e dare, quindi, luogo all'adozione di nuove e più restrittive misure di prevenzione e/o di mitigazione del rischio sismico".

"L'attenzione veniva incentrata sul parametro 'pericolosità sismica' - si legge in una nota dell'Osservatorio - in quanto unico fattore analitico atto ad esprimere in termini quantitativi, di tipo deterministico o probabilistico, lo scuotimento sismico del terreno in una determinata area".

Ripercorrendo la storia sismica dell'area già interessata dai terremoti distruttivi del 1456 e del 1688 ed evidenziando la conseguente attuale previsione normativa che la colloca tra le aree classificate ad elevata pericolosità sismica, il comunicato stampa concludeva asserendo che "lo studio INGV nulla aggiunge all'attuale e già riconosciuto elevatissimo grado di pericolosità sismica [...] e che le misure per la prevenzione del rischio sismico sono quelle previste dalle norme vigenti sia per i cittadini che per le istituzioni", con specifico ed attualizzato riferimento alle norme tecniche per le costruzioni in zona sismica, alle norme di pianificazione urbanistica con puntuale attenzione alla gestione degli spazi pubblici in fase sismica, ai piani comunali ed esercitazioni di protezione civile, a massicce e pluriennali destinazione di risorse finanziarie al consolidamento degli edifici pubblici e privati.

Alla riunione, che è stata coordinata dal Vicepresidente Fulvio Bonavitacola, hanno preso parte anche il presidente dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Carlo Doglioni, il direttore operativo del coordinamento Emergenze del Dipartimento nazionale di Protezione civile, Luigi D'Angelo con il consulente del capo Dipartimento, Mauro Dolce e il Direttore dell'Ufficio Attività tecnico-scientifiche per la previsione e prevenzione dei rischi, Italo Giulivo, i ricercatori autori dello studio, Guido Ventura e Francesca Di Luccio (qui un loro articolo che chiarisce ulteriormente i risultati dello studio) e il direttore generale della Protezione civile della Regione Campania, Massimo Pinto.

red/mn

(fonte: Regione Campania, Osservatorio
sismico del Sannio "Palmieri")