"Non possiamo immaginare il futuro senza un presente sostenibile"

Durante l'evento organizzato dal Giornale della Protezione Civile.it e dal Dipartimento sono intervenuti Fabrizio Curcio, Carlo Cacciamani, Gian Marco Marras ed Elisabetta Tola

Nel mondo del clima che cambia, non possiamo immaginare il futuro se prima non rendiamo sostenibile il nostro presente. Per farlo dobbiamo immaginare come sarà l’Italia nel 2070, quali saranno le sfide e i cambiamenti che investiranno il nostro Paese. E poi: come si evolveranno i rischi? Come cambierà il nostro paesaggio? La nostra quotidianità sarà influenzata dai dati raccolti dai satelliti? Ma soprattutto: come riusciremo a vivere in un mondo ai tempi della crisi climatica?

Sono domande difficili, a cui ieri, 12 maggio 2023, abbiamo tentato di dare una risposta, nel corso dell’evento Meteo, clima, scienza, comunicazione e protezione civile: simulare il futuro per lo sviluppo sostenibile, organizzato dal nostro giornale insieme al Dipartimento della Protezione Civile. L’evento si è tenuto a Bologna nel pomeriggio, presso lo spazio DumBo, come parte del Festival Susteinabol, inserito nella cornice del Festival dello sviluppo sostenibile organizzato da Asvis. I relatori erano ospiti d'eccezione: Carlo Cacciamani, direttore dell’Agenzia ItaliaMeteo, Gian Franco Marras, responsabile servizi meteo nazionali Cineca; Elisabetta Tola, giornalista scientifica e conduttrice di Radio3Scienza e caporedattrice di Il Bo Live, e Fabrizio Curcio, Capo del Dipartimento della Protezione Civile. La moderazione è stata affidata al direttore del nostro giornale, Luca Calzolari, che ha chiesto ai relatori di presentare i loro interventi a partire da due parole chiave. 

“Due strade divergevano in un bosco d'autunno…”

Dell’introduzione si è occupato Giulio Lo Iacono, Segretario generale Asvis. “Bisogna riflettere sulla comunicazione - ha dichiarato Lo Iacono presentando l’evento  - serve partire dai dati, ma serve anche ragionare sulla consapevolezza, uscendo dalla prospettiva a medio termine per ragionare sul futuro”. Subito dopo è intervenuto Luca Calzolari, direttore del Giornale della Protezione Civile.it, che ha aperto l’incontro citando i celebri versi del poeta statunitense Robert Frost, la Strada non presa, che parla di un uomo che si trova davanti a due strade. In questo dilemma archetipico della nostra vita, rappresentato dalla poesia, siamo liberi di prendere una decisione, anche se non sappiamo dove ci porterà. “Invece, in tempi di crisi climatica - ha spiegato Calzolari - sappiamo esattamente qual è la strada che dobbiamo intraprendere, e sappiamo che dobbiamo intraprenderla con decisione”. La strada è quella dello sviluppo sostenibile, ed è una scelta obbligata. E, per intraprendere questa strada, ha concluso Calzolari, “tutti noi dovremo fare la nostra parte”.



Cooperazione e Tempo
L’inizio del dibattito è stato affidato a Carlo Cacciamani, direttore dell’Agenzia ItaliaMeteo, che ha scelto le parole chiave Cooperazione e Tempo per presentare il proprio intervento. “Il clima sta cambiando”, ha esordito Cacciamani. “E i segnali dei cambiamenti climatici sono assolutamente evidenti già dalla temperatura”. Cacciamani ha poi spiegato come la grandezza dei ghiacciai si stia riducendo, soprattutto nell’emisfero nord, producendo di conseguenza un ulteriore aumento della temperatura, innescando il cosiddetto “meccanismo di feedback”. “L’emergenza climatica ha degli impatti profondi sull’ecosistema, sull’economia e su tutti i settori della società”, ha puntualizzato Cacciamani. Aumentano così gli incendi boschivi, le alluvioni, la siccità e gli eventi climatici estremi. Cacciamani cita in proposito la devastazione portata dalla tempesta Vaia, le alluvioni di Marche ed Emilia-Romagna. Tutti eventi meteo che assumono spesso caratteri eccezionali per intensità, durata, velocità, e tipologia. E per questo motivo è sempre più importante prevederli e monitorarli. “Bisogna saperne di più, mettere a sistema i dati satellitari con i dati al suolo, fare sinergia con i sistemi di supercalcolo”. Cacciamani ha citato poi una frase particolare del Pontefice, una frase forse strana ma tanto più significativa perché uscita dalla bocca di un religioso: Non si può fare prevenzione se non c’è la scienza. “E una buona protezione civile è una protezione civile che previene”, ha concluso Cacciamani. “Ma per prevenire servono i dati, e i dati si ottengono investendo nelle tecnologie". 



Rapidità e Simulazioni

A proseguire il discorso è stato Gian Franco Marras, Responsabile servizi meteo nazionali Cineca, che ha presentato le parole chiave Rapidità e Simulazioni, illustrando le caratteristiche di Cineca e dei suoi strumenti di supercalcolo. “In questo contesto, un ruolo fondamentale sarà svolto da tecnologie”, come l'Internet delle Cose (IoT), l'Intelligenza Artificiale (AI), il Gemello Digitale (Digital Twin), in grado di creare in virtuale un evento fisico, il Cloud, che può aiutarci a ridurre le emissioni di gas serra. “E poi dobbiamo parlare di Big Data - ha sottolineato Marras - e dei i supercalcolatori che servono a elaborare tutti questi dati”. Proprio il Cineca partecipa a molti progetti europei in cui gli aspetti computazionali sono fondamentali, affrontando eventi come tsunami, terremoti ed eruzioni vulcaniche. “Gli scienziati usano gli strumenti di Cineca per simulare questi eventi e riprodurne gli effetti”, per prevederli e mitigarli. Tutto questo serve a salvare vite umane. C’è poi da considerare il progetto Highlander, che offre una serie di tecnologie, strumenti e previsioni climatologiche fino al 2070. Può essere utile per l’agricoltura, la prevenzione degli incendi boschivi, la gestione dell'agricoltura e dei parchi naturali, per la prevenzione dell’erosione del suolo, prevenzione della siccità nel tempo”. Infine, la parte importante: Leonardo, il quarto supercomputer più potente al mondo, installato al tecnopolo di Bologna, che analizza i big data, e che sarà uno strumento fondamentale per le sfide future.



Incertezza e Complessità

La giornalista scientifica Elisabetta Tola, conduttrice di Radio3Scienza e caporedattrice di Il Bo Live, ha considerato l’aspetto della comunicazione. Non a caso, le parole chiave scelte da Tola sono state Incertezza e Complessità. “Anche questa è una sfida, sia dal punto di vista della mitigazione che dell’adattamento”, ha affermato Tola - che poi ha spiegato come, nel suo lavoro, di solito affronta e spiega la crisi climatica attraverso due vie. Una è quella della divulgazione. “Anche se preferisco il termine inglese explaning, che indica proprio la capacità di spiegare le cose, senza ridurre, ipersemplificare, minimizzare”. C’è poi un aspetto ulteriore alla divulgazione, quello delle connessioni, che inseriscono la scienza in tutte le altre materie, quelle umanistiche e quelle sociali. “Bisogna entrare in un terreno comune - ha spiegato Tola - per fornire delle possibili linee di risposta”. E il suo giornalismo vive prevalentemente di queste connessioni. “Bisogna poi usare i dati per lavorare sugli immaginari: la crisi climatica è stata comunicata un po’ troppo solo sulla base dei dati, quando in realtà è impossibile comunicare sui media presentando soltanto questo aspetto”. Viste così, a volte le cose sembrano aride, lontane, non legate alla vita delle persone.“ Mentre il nostro sforzo deve essere invece diretto a capire come entrare nella vita della persone”, ha affermato Tola. Noi ooggi sappiamo che reagiamo molto meglio a un’informazione che non sia solo allarmistica. “Se parliamo solo della dimensione mondiale della crisi che abbiamo di fronte, siamo sopraffatti dalla sua immensità”, ha evidenziato Tola: per questo motivo dobbiamo trovare sempre un’attivazione positiva. Tola ha poi citato il celebre rapporto che l’Osservatorio di Pavia aveva condotto per Greenpeace: nei giornali e nei telegiornali italiani si parla pochissimo di crisi climatica (il 2% delle notizie dei Tg televisivi affrontano la tematica). E, quando se ne parla, raramente si va a fondo sulle cause. Molto raramente sui possibili sviluppi. Questo aspetto in particolare, se vogliamo immaginare un futuro sostenibile, deve cambiare assolutamente. “Dobbiamo avere un giornalismo molto più efficace che dallo scenario scientifico, che rappresenti un immaginario che permetta alla gente di immaginare il futuro che vogliamo”, ha detto Tola. C’è poi un altro tema poco considerato: la poca indipendenza della stampa italiana. Tola cita un avvenimento particolare: “L’altro giorno è uscita la notizia della causa civile intentata a Eni (ne abbiamo parlato nella newsletter di ieri, 12 maggio, ndr.), una notizia che, indipendentemente da come andrà la questione, doveva essere data in prima pagina”. E invece questa notizia è passata sotto traccia, dando ai lettori l'impressione che i media italiani siano in qualche modo non indipendenti.

Tola ha poi citato lo scrittore indiano Amitav Ghosh, quando invitò con La grande cecità anche i letterati e i romanzieri a entrare nell’agone della divulgazione e della connnessione climatica. “Ora però qualcosa è cambiato - ha concluso Tola - ora c’è molto più dibattito, anche se dobbiamo continuare ad avere un grande rispetto per i nostri lettori”.



Futuro e Presente

L’epilogo del dialogo è stato affidato a Fabrizio Curcio, Capo del Dipartimento della Protezione Civile. Le parole chiave scelte per il suo intervento sono state parole pesanti Futuro e Presente. Ma anche: Futuro-Presente, con un trattino in mezzo, perché non possiamo evitare di pensare al futuro senza plasmare il nostro presente. “Quando parliamo di protezione civile, noi dobbiamo pensare ad attrarre i cittadini”, ha dichiarato Curcio. Ma come è possibile mettere insiemi due aspetti apparentemente ossimorici, cioè l’emergenza, più legata all’immediatezza, e la sostenibilità ambientale, più legata a un'idea di futuro? Questo ossimoro in realtà non esiste, spiega Curcio: “Se non mettiamo in comunicazione l’oggi con ciò che sarà, non arriveremo al nostro obiettivo”. Perché lo sviluppo sostenibile non dipende solo dalla questione ecologica, ma anche da quella economica e sociale. Con una piccola provocazione, Curcio ha poi presentato una differenziazione concettuale, quella tra una specie di “Futuro-Futuro”, un futuro ottimista legato allo sviluppo sostenibile, e un “Futuro-Presente”, che rappresenta una serie di eventi che culturalmente oggi associamo al futuro, quando in realtà fanno già parte del nostro presente, dato che stanno avvenendo già in questo momento: le alluvioni, la siccità, le migrazioni, le vittime del maltempo


Dobbiamo far capire che le scelte del Futuro-Presente sono anche scelte che ci portano al Futuro-Futuro. Ed è qua che interviene la sostenibilità. “Ci piace vedere il sistema di protezione civile non più come un ciclo ma come una spirale, in cui ogni volta che viene fatta una scelta, la scelta che facciamo nel presente migliora anche il futuro”. Il sistema di protezione civile dovrà inserire tra gli obiettivi questo elemento. Già oggi alcune soluzioni tecnologiche sono a tutti gli effetti Presente: ci consentono già di prevedere e prevenire, dove possibile. “La tecnologia è una sfida importante, che si inserisce non solo nella capacità tecnologica di un sistema di fare passi in avanti, ma anche nella disposizione del cittadino, che vada ad abbattere il senso di sfiducia che a volte appare nella nostra comunità”, ha spiegato Curcio. Questo deve essere l’obiettivo. Dati, logica e tecnologia, ma in una logica di comunicazione. “Non a caso in questa campagna che facciamo da anni, Io non rischio - ha illustrato Curcio - abbiamo scelto il volontariato di protezione civile: per questa idea del comunicare”.



“Se noi riusciremo ad avviare questi processi - ha concluso Curcio - potremo riavvicinare la nostra idea di futuro”.


Giovanni Peparello