Fonte Cnsas

Speleologo salvato in Turchia, il racconto del Cnsas

Un tecnico del Cnsas racconta le ore di lavoro, le difficoltà e le operazioni che il gruppo di 46 italiani del Soccorso Alpino e Speleologico Nazionale hanno dedicato al salvataggio dello speleologo statunitense bloccato in una grotta in Turchia


Il salvataggio dello speleologo americano Mark Dickey nella grotta Morca in Turchia è stata un delle operazioni di recupero in grotta più complesse degli ultimi anni. Il ferito, rimasto bloccato a -1000 metri di profondità, è stato riportato in superficie da una task force internazionale composta da oltre 100 soccorritori, tra cui anche 46 speleologi del Cnsas. L'allarme era stato lanciato dai compagni di discesa di Dickey già sabato 2 settembre. Domenica mattina, il 3 settembre, era arrivata la richiesta di soccorso da parte dell'Ecra, l'European Cave Rescue Association. La prima squadra italiana, composta da 6 tecnici e 2 sanitari, della quale faceva parte anche lo speleologo Roberto Bartola, consigliere nazionale del Cnsas, è partita mercoledì 6 settembre alle 7 della mattina da Roma ed è atterrata a Instanbul e poi ad Antalya. Il team è giunto al campo base nella notte di mercoledì 6 settembre attorno a mezzanotte e mezza. Giovedì 7 settembre, la prima squadra è entrata in azione. Ci siamo fatti raccontare i dettagli dell'intervento proprio da Bartola che fino all'11 settembre, giorno in cui si è conclusa l'operazione, ha coordinato i lavori del team Cnasas italiano. 

Quali difficoltà ha incontrato la squadra italiana nel raggiungere il ferito?
La grotta è un -1000 ed è comunque una difficoltà discriminante, uno spartiacque. Come soccorritori abbiamo quindi selezionato quei tecnici che avessero disponibilità a partire e capacità di lavorare a - 1000 con un deciso margine di sicurezza, dovendo fare una spedizione internazionale con una complessità un po' più elevata. Oltre a questo sapevamo che nella grotta c'erano anche problematiche come strettoie e acqua. Prima di cominciare il nostro intervento, abbiamo mandato giù la nostra squadra di perlustrazione composta da 6 persone (2 sanitari e 4 tecnici), il team è entrato il pomeriggio di giovedì 7 settembre e ha raggiunto il ferito a tarda sera dopo 6-7 ore di discesa. Qui sono iniziate le pratiche di analisi dello stato di salute della persona, facendo una staffetta tra la sanitaria già presente e il nostro. Per prendersi cura di Dickey il medico e l'infermiere hanno portato giù nella grotta tre sacchi di materiale tecnico-sanitario contenenti medicinali e apparati da monitoraggio. Nel frattempo i tecnici hanno fatto una perlustrazione della grotta e io dall'esterno avevo una fotografia di quelli che sarebbero stati i punti critici, le cose più preoccupanti, informazioni per capire come gestire le squadre in un secondo momento. Tutto questo veniva fatto tramite un telefono attivato portando nella grotta un cavo telefonico.



Avete dovuto utilizzare strumenti particolari per raggiungere il ferito?
La disostruzione era già stata compiuta da parte di altri organismi, in particolare dai croati e dagli ungheresi. In questo caso il lavoro va fatto con strumenti impattanti come trapani demolitori o con l'esplosivo. Noi non abbiamo coinvolto i nostri disostruttori perchè le problematiche per trasportare esplosivo all'estero sono elevate. 

Dopo aver controllato lo stato di salute di Mark Dickey cosa avete fatto?
A quel punto abbiamo visto i punti in cui la grotta doveva essere allargata ulteriormente per permettere il passaggio della barella, abbiamo pianificato come attrezzare la grotta e in quel tratto per far risalire la barella. La risalita può avvenire in orizzontale o in verticale, per cui si attrezza il percorso a seconda dell'inclinazione: se si deve fare un trasporto verticale si utilizzano corde e carrucole per far in modo che gli operatori possano sollevare la barella senza uno sforzo proibitivo. 

Quanti "metri" ha percorso il Cnsas con il ferito?
La seconda squadra che abbiamo inviato dopo quella di perlustrazione è stata quella di recupero che ha portato su la barella da -750 a -500 metri, parlando di dislivello, non di metri percorsi, la parte orizzontale non l'abbiamo calcolata. Qui abbiamo lasciato la barella a -500 dove era stato allestito un campo e l'abbiamo affidata a una squadra ungherese. Poi l'abbiamo ripresa a -400 e l'abbiamo portata fino a -150. In pratica la nostra squadra ha trasportato la barella per 250 metri in 12 ore, un tempo rapido. Da lì ad effettuare l'uscita con il ferito sono stati gli speleologi turchi con l'aiuto dei croati. Tutta l'operazione poi è stata frutto di un lavoro congiunto.



Resta da capire perché se il fatto era successo da quattro giorni, secondo alcuni sabato 2 settembre, e domenica mattina, il 3 settembre, è arrivata la richiesta di soccorso da parte dell'Ecra, l'European Cave Rescue Association, è passato tutto questo tempo tra la richiesta di aiuto europea e il vostro arrivo in Turchia?
Noi siamo stati tutta la giornata di domenica 3 settembre in comunicazione sia con l'Ecra che tra di noi per cercare di coordinare le squadre che dovessero partire, già all'ora di pranzo avevamo le squadre pronte solo che ci mancava l'appoggio formale, nel senso che da quello che ci risultava mancava una richiesta formale da parte del governo turco. Quindi sostanzialmente avevamo l'Ecra che aveva richiesto la nostra partecipazione e la protezione civile turca, l'Afad, che aveva chiesto il nostro aiuto e la protezione civile italiana che ci stava appoggiando. Mancava però una documentazione formale da parte del governo turco. Per questo era stata attivata anche una linea specifica alla Farnesina però non giungeva la domanda formale che è arrivata martedì pomeriggio del 5 settembre. 

Come si può potenziare uno strumento come quello dell'Ecra rendendolo non solo un mezzo per chiedere soccorso ma anche per velocizzare i tempi di invio dei team di soccorso esteri in altri paesi?
Tutto è sempre migliorabile, in questo caso il problema, secondo me è stato del governo turco. Tra i motivi può esserci stato il fatto di aver un cittadino straniero come Mark Dickey in un territorio dove i turchi non hanno consapevolezza delle difficoltà, delle problematiche. Il Cnsas ha legami consolidati con Dpc e enti governativi ma probabilmente lì i rapporti sono un po' diversi e c'è stato bisogno di spinte forti da parte dell'Afad per convincere il governo turco ad ottenere la nostra presenza. L'Ecra da subito aveva richiesto la nostra partecipazione ma il governo turco aveva già richiesto la presenza di altri Corpi, non so se per affinità o per semplicità. Qualcuno era già presente sul luogo dell'incidente, sicuramente i bulgari e i rumeni sono partiti ben prima del giorno in cui è arrivata la formalizzazione della richiesta a noi e ai croati, cioè martedì 5 settembre. Il mondo della speleologia è un mondo solidale per cui penso che chi è un po' meno "ingessato" di noi ha preso ed è partito con maggiore facilità. 



Claudia Balbi