fonte: Ingv

Terremoto Centro, Doglioni (INGV): "Evitiamo allarmismi e pensiamo alla prevenzione"

Il commento del presidente dell'Ingv Carlo Doglioni in merito alle notizie circolate nelle ultime settimane relative alla probabilità che si verifichi un sisma di forte intensità nella zona a nord di Muccia (MC)

"Noi sappiamo che prima o poi arriveranno altri forti terremoti in Italia: in media ce ne sono 25 al secolo, ma al momento non siamo in grado dire che si verificheranno a breve a nord di Muccia. Il volume attivatosi con la sequenza di Amatrice-Visso-Norcia è stato di circa 7000 km3, la più importante sequenza sismica avvenuta in Italia dal 1980. Come in ogni zona ad alta pericolosità sismica, è fondamentale che ci si attivi il prima possibile per opere di prevenzione. Questi eventi devono essere da stimolo per fare attività di miglioramento e adeguamento antisismico dell’edificato che per ora, purtroppo, è carente in Italia. Le persone vogliono 'dimenticare' il terremoto per tornare a vivere come prima, ma essere consapevoli che si vive in zone a rischio ci aiuta a mettere in atto comportamenti virtuosi”. Esordisce così il presidente dell'Ingv Carlo Doglioni commentando con il nostro giornale le notizie circolate nelle ultime settimane relative alla probabilità che si verifichi un sisma di forte intensità nella zona a nord di Muccia (MC) dove, il 10 aprile, è stata registrata una scossa di magnitudo 4.7.

L'evento è stato preceduto e seguito da numerose repliche. In un articolo del 3 maggio, pubblicato sul suo blog su Agi, Enzo Boschi, professore di Sismologia all'Università di Bologna ed ex presidente dell'Ingv, scriveva che "fino al terremoto del 10 aprile le scosse si erano distribuite in modo casuale all'interno della vasta area interessata dalla sequenza e si potevano considerare come la normale evoluzione del fenomeno. Potevano essere interpretate come ulteriori rotture di tanti piccoli segmenti di faglia. La scossa di Muccia del 10 aprile e la successiva sequenza ha modificato drasticamente questa visione" e aggiungeva che "il processo iniziato a Muccia potrebbe riprendere il cammino nella stessa direzione, andando cioè verso zone che finora non sono state attive, ma che nel passato hanno prodotto terremoti molto importanti".

"Non c'è nessun elemento che faccia pensare alla possibilità di un evento rilevante imminente a nord della sequenza che si è attivata dopo il terremoto del 2016 - continua Doglioni -. L'evento del 10 aprile scorso si è verificato all'interno del volume crostale attivatosi con la sequenza del 24 agosto 2016, culminato con la scossa principale del 30 ottobre ed è quindi parte delle repliche (dette aftershocks) che accompagnano l'intera sequenza; ciò non toglie che in futuro, ma non sappiamo quando, a nord di Muccia si possano verificare terremoti importanti di magnitudo maggiore di 6 come quelli dei secoli scorsi".  

Per avvalorare la sua tesi, nel suo articolo Boschi confronta quanto sta avvenendo a Muccia con quanto avvenuto a L’Aquila dove si verificarono circa 300 scosse nei mesi precedenti il terremoto. Secondo Doglioni "la differenza è che nei mesi precedenti al 6 aprile 2009 i terremoti erano quelli che in gergo possono essere definiti dei foreshock che aumentavano di numero e di magnitudo, ma l'evento più importante non era ancora avvenuto. A Muccia, invece, parliamo di eventi a seguito dell’evento principale verificatosi il 30 ottobre. In generale, inoltre, i foreshock al momento non sono ancora un elemento prognostico visto che sono definiti tali solo a evento principale avvenuto".

"Se ci sono state scosse di magnitudo significativa a Muccia - conclude Doglioni - è perché c'è ancora energia da liberare visto che la sequenza che si è attivata nel 2016 non è ancora terminata. Ci vorranno parecchi mesi, forse anni, prima che si possa dire di essere tornati a una condizione pre 24 agosto 2016". 

Martina Nasso