Foto di Luca Marcantonelli

Terremoto Centro, la giornata di Neno, volontario prociv a Montefortino (FM)

Nazzareno Silenzi è un volontario di Protezione Civile del Comune di Montefortino e da un anno e mezzo dà il suo supporto alla popolazione colpita dal sisma del Centro Italia. Per quanto riguarda la ricostruzione, però, spiega con amarezza Neno, "siamo praticamente a un punto morto"

Montefortino è un Comune di poco più di mille abitanti, nel cuore dei Sibillini. Dopo le scosse di terremoto del 24 agosto e del 30 ottobre 2016, la metà di loro ha dovuto abbandonare le proprie abitazioni, dichiarate inagibili. Nazzareno, detto "Neno", Silenzi è un volontario della Protezione Civile del Comune di Montefortino ed è intervenuto a fianco della popolazione fin dall'inizio dell'emergenza. Lo abbiamo incontrato sabato, durante l'evento #ripartidaisibillinipress (viaggio stampa solidale con giornalisti di testate nazionali e internazionali), al santuario della Madonna dell'Ambro, luogo sacro simbolo dei Sibillini, attualmente chiuso a causa dei danni subiti dalle scosse. La Carifermo, che ha finanziato il progetto di restauro conservativo e miglioramento sismico, conta di restituirlo alla popolazione entro la fine dell'anno.

Dopo il sisma Neno ci spiega com'è mutata l'immagine del volontario: "L'atteggiamento della popolazione nei nostri confronti è cambiato molto vedendo come siamo intervenuti all'interno del cratere. Hanno capito cos'è la protezione civile. Prima avevano un'idea vaga, ci vedevano per lo più negli eventi mondani come le sagre, ora hanno capito quale sia l'importanza della sua esistenza, anche perché noi siamo intervenuti subito. Dieci minuti dopo la scossa del 24 agosto avevamo già aperto il nostro campo di accoglienza nell'area emergenza che si trova al camping Sibilla. Abbiamo dato
subito una risposta, abbiamo dato un punto in cui ritrovarsi insieme. Non rimanere soli, socializzare è fondamentale in queste situazioni". Per Neno, tutto ciò è stato possibile grazie alla formazione di alto livello dei volontari nella quale, si auspica, "le istituzioni investano sempre di più".



Anche in questa fase, a un anno e mezzo dal sisma, la presenza dei volontari e il loro supporto rimane indispensabile. "I compiti da noi effettuati - racconta Neno -
sono diversi: si parte dal mattino raccogliendo le esigenze della popolazione, che sono tantissime. C'è chi deve rientrare nella sua casa inagibile per recuperare i beni di prima necessità e c'è chi ha ancora animali da curare nelle zone rosse. A Montefortino sono due: la frazione Cese, che purtroppo ha subito dei crolli anche se non ci sono state vittime, e Rubbiano. La popolazione di Montefortino, inoltre, è principalmente anziana, quindi in molti hanno bisogno di essere accompagnati in ospedale o a fare la spesa". Neno, poi, spiega che per la popolazione colpita, il supporto psicologico è fondamentale: "Dopo le scosse del 30 ottobre, le più forti, abbiamo chiesto al Comitato CRI Sibillini un aiuto per gli adulti, ma soprattutto per i bambini. Devo dire che ci sono stati molto vicini".

Per quanto riguarda la ricostruzione, però, spiega con amarezza Neno, "siamo praticamente a un punto morto. Per dare alcuni dati: per quanto riguarda gli edifici con danni lievi (tipologia B), che sono circa 200, a un anno e mezzo dal terremoto, è partito un solo cantiere. Per 35, invece, le pratiche sono in itinere, ma ancora non si è iniziato a lavorare. Per gli edificici con i danni più gravi, dove sono avvenuti crolli, di tipologia E, le pratiche, invece, sono ancora ferme. Parliamo di un centinaio di stabili". Secondo Neno, il più grande problema per Montefortino, ma anche per il resto dei piccoli Comuni del cratere, è il microabusivismo. "C'è chi ha spostato una parete, chi una finestra. Queste persone sono bloccate nei lavori per rendere di nuovo agibile l'edificio. Le sanatorie, infatti, sono necessarie per partire, ma è molto difficoltoso ottenerle, anche per il numero elevato di enti istituzionali coinvolti. Questo meccanismo rallenta moltissimo i procedimenti e la popolazione ci chiede in continuazione come si può sbloccare la situazione. Noi
volontari siamo l'ultimo anello della catena ed essendo sempre a contatto con gli abitanti è difficile non avere mai risposte alle loro domande. Per questo chiediamo più certezze allo Stato".

Il Comune di Montefortino non ha fatto richiesta di Sae (Soluzioni abitative d'emergenza), perché si è preferito acquisire appartamenti sicuri con Erap, ma questi non sono stati ancora assegnati. "Gli sfollati di Montefortino - spiega il volontario - vivono tutti con il contributo di autonoma sistemazione e si trovano per lo più nel villaggio "Colmartese", a pochi chilometri dal paese. L'assegnazione degli appartamenti sarebbe importante per queste persone, ma le solite lungaggini burocratiche stanno fermando tutto". Neno, però, ci spiega che un fattore molto positivo, che ha fatto sì che la popolazione rimanesse unita, è stata la presenza della scuola. Questa non ha subito nessun danno perché messa in sicurezza dopo la tragedia dell'istituto di San Giuliano di Puglia nella quale morirono 27 bambini.
"Da queste aule - conclude Neno - dobbiamo ripartire per costruire il futuro di questo territorio".


I lavori al santuario della Madonna dell'Ambro

Martina Nasso

Foto di Luca Marcantonelli