Fonte Facebook Anpas

Violenza sulle donne. Anpas: "Lavoriamo a un progetto su scala nazionale"

Dopo la lettera aperta comparsa sul sito dell'Associazione, il presidente Niccolò Mancini ha annunciato l'avvio di un progetto ad hoc sul contrasto alla violenza e spiegato perché secondo lui il volontariato di protezione civile è chiamato ad affrontare questo tema

Dallo stupro di gruppo di Palermo, alla storia degli abusi sessuali avvenuti al Parco Verde di Caivano, in provincia di Napoli, nei confronti di due minorenni, fino all'ennesimo femminicidio consumatosi ieri a Roma, di cui oggi si legge su tutti i giornali, il tema della violenza sulle donne resta un rumore di fondo costante e inascoltabile della nostra società. Da questi e altri episodi ha preso spunto la lettera aperta del presidente di Anpas, Niccolò Mancini, di cui avevamo parlato qui. Abbiamo quindi voluto intervistare il presidente dell'associazione nazionale delle pubbliche assistenze per comprendere con precisione che progetti ha in mente quando parla dell'esigenza di dare risposta a questo fenomeno “sistemico”, e perché il mondo del volontariato deve farsene carico.

Nella lettera lei afferma che “è necessaria un'azione educativa diffusa” sul tema della violenza sulle donne, voi avete la possibilità e l'intenzione di offrirla?
Le nostre pubbliche assistenze diffuse sul territorio rappresentano un presidio di circa 1.200 sedi che da sempre sono veri e propri punti di contatto dei quali la popolazione può fruire in generale per molti temi. Il messaggio che volevamo dare con la lettera era quello di considerare le associazioni come punti di presidio sul territorio ai quali ci si può rivolgere, nell'ambito della lotta a questo fenomeno - la quale deve essere una lotta, come detto, “diffusa e culturale di ridefinizione di certi fenomeni”. 

Esistono già servizi che aiutano le donne vittime di violenza nella vostra realtà?
Noi all'interno del movimento abbiamo già delle esperienze associative, ad esempio in Toscana e in Abruzzo, dove sono aperti sportelli per il contrasto alle violenze. I primi sportelli sono nati prima della pandemia in Toscana e sono operativi sotto il nome di “Sportello Vanessa”. Qui si accolgono le richieste delle donne in difficoltà, gli si dà accoglienza e le si canalizzano verso quelle che sono le organizzazioni specialistiche, interne al movimento o esterne, che riescono a offrire tutti quei servizi che sono collegati all'inquadramento del problema e alle soluzioni pratiche che si possono prendere. Nelle altre regioni ci sono tante esperienze di tipo diverso, distribuite a macchia di leopardo, che stanno maturando in sinergia con le realtà già esistenti come quella toscana, e anche attività di altro tipo di impianto culturale di narrazione, di racconto, rispetto a questi fenomeni, quindi di sensibilizzazione. 

State lavorando a un progetto? Sarà su scala nazionale?
Come obiettivo all'interno dell'Associazione, avendo una familiarità di educazione e di lavoro alla sensibilizzazione nelle piazze e nelle scuole, stiamo predisponendo azioni che possano andare in questo senso, soprattutto per cercare di rendere familiare e consapevole questa tematica alle persone, e l'obiettivo iniziale sarebbe quello di partire dalle fasce più giovani, quindi dal momento scolastico. Il progetto, di portata nazionale, è in fase di definizione e quindi ci auguriamo che da qui all'avvio del prossimo anno possa prendere avvio ed essere proposto oltre che nelle piazze, negli eventi di natura seminariale, anche all'interno delle associazioni sportive e delle nostre stesse associazioni come momento di crescita. Ovviamente partiamo dalla nostra rete di 1.200 associazioni con l'ambizione e l'augurio che il progetto possa essere diffuso ad altre realtà locali.

Perché secondo lei il mondo della Protezione Civile, nello specifico quello del volontariato, è coinvolto nella lotta a questo fenomeno?
Io credo che le associazioni di volontariato che si occupano di protezione civile e di altri temi rappresentano quei canali che sono più a contatto con i bisogni e le emergenze dei territori, così come quando c'è un evento, una catastrofale importante, per cui si attivano i presidi della protezione civile. Le associazioni di volontariato rappresentano un tessuto che è posto vicino ai problemi delle persone e alle criticità di ogni tipo. Ma sopratutto le stesse esperienze di volontariato aiutano a maturare quell'empatia rispetto alla condizione dell'altro, e in qualche modo tendono a ridurre comportamenti antisociali che poi si manifestano in drammatici eventi, come quelli legati alla violenza sulle donne. L'esperienza stessa del volontariato accresce, sensibilizza e ti pone in relazione col prossimo e quindi allontana dagli atteggiamenti non empatici. 

Nella lettera lei allarga il tema: secondo lei tutto il mondo del volontariato dovrebbe farsi carico di affrontare il tema delle violenze avvenute in questi giorni, perché?
Sì secondo me è una delle molte criticità sociali nelle quali il volontariato può esprimere un proprio contributo importante, che non vuol dire magari andare ad agire direttamente sul fenomeno, perché nel terzo settore ci sono tante associazioni specialistiche che si occupano di questo con grande qualità ed efficienza. Però è anche vero che il mondo del volontariato è un sistema che apre le porte alla costruzione di un sentire sociale, di una responsabilità sociale condivisa più ampia e quindi sicuramente su questo fenomeno è ben predisposto a cercare di dare il proprio contributo anche nel senso di riflessione e posizionamento a proposito di certe tematiche.  

Claudia Balbi