Fonte Consiglio Europeo

La legge sul ripristino della natura passa con il no dell'Italia

L'Italia è tra i Paesi che hanno votato contro la Nature Restoration Law. "impatta negativamente il settore agricolo dell'Unione, accrescendone gli oneri economici e amministrativi" il parere della viceministra all'Ambiente, Vannia Gava

Si è concluso con un via libera il percorso della Nature Restoration Law (Regolamento sul ripristino della natura). Dopo mesi in cui il processo di approvazione aveva subito una brusca frenata, i ministri dell'Ambiente dell'Unione Europea hanno confermato l'accordo sul regolamento proposto a giugno 2022 dalla Commissione europea per il ripristino della natura

Il no dell'Italia
L'iter di approvazione ha però visto il voto contrario dell'Italia, insieme a quelli di Ungheria, Paesi Bassi, Polonia, Finlandia e Svezia e l'astensione del Belgio. "L'ultimo colpo di coda di questa legislatura ideologica è l'approvazione del Regolamento sul Ripristino della natura. Il voto favorevole dell'Austria, che arriva spaccata al suo interno, ha permesso di raggiungere la maggioranza in Consiglio Ambiente. Mentre l'Italia sostiene l'obiettivo di tutelare e riparare gli ecosistemi e ha lavorato a proposte migliorative per garantire il giusto equilibrio tra sostenibilità ambientale ed economica", ha affermato in una nota la viceministra all'Ambiente e Sicurezza energetica, Vannia Gava, che ha partecipato al Consiglio ambiente Ue in corso a Lussemburgo. "Il regolamento, così com'è, impatta negativamente il settore agricolo dell'Unione, accrescendone gli oneri economici e amministrativi. Non possiamo ignorarlo e non possiamo votare a favore. Occorre più tempo", ha concluso.

Gli obiettivi
La Nature Restoration Law  fissa l’obiettivo di ripristinare almeno il 20% delle zone terrestri e marine dell’UE entro il 2030 e di tutti gli ecosistemi che necessitano il ripristino entro il 2050. Si tratta di uno dei capisaldi dalla politica del Green Deal dell'Unione Europea. La legge non punta solo sul ripristino delle aree danneggiate e non solo nella salvaguardia di quelle ancora intatte e procederà per gradi. Il 30 per cento di ogni ecosistema dovrà essere oggetto di misure di ripristino entro il 2030, il 60 per cento entro il 2040 e il 90 per cento entro il 2050.

Iter
La norma è stata a lungo osteggiata e tenuta in stallo a causa dei timori per la sicurezza alimentare derivanti dalla guerra in Ucraina e delle ripetute proteste degli agricoltori. A livello politico la legge è stata criticata dai partiti del centrodestra del Parlamento europeo e da alcuni stati membri. La situazione si è sbloccata grazie al cambio di posizione del governo austriaco che anzichè astenersi come preannunciato ha deciso di dare il via libera alla legge e raggiungere così la maggiornaza qualificata nel Consiglio europeo, almeno 15 Stati Ue su 27, che rappresentano il 65% della popolazione. Ora che il regolamento è legge ogni Paese dovrà elaborare un piano dove dovrà indicare come raggiungere gli obiettivi fissati dalla norma. L'accordo confermato lunedì dai ministri e prevede un freno per arginare le preoccupazioni manifestate sulla sicurezza alimentare, fissando al 2033 la data per rivedere e valutare l'applicazione del regolamento e il suo impatto sui settori agricolo, ittico e forestale.

red/cb
(Fonte: Euronews)