Sisma Emilia: 15 mln di euro
per il ripristino delle chiese

Un'ordinanza del commissario per la ricostruzione, Vasco Errani, stanzia oltre 15 milioni di euro per interventi immediati sugli edifici religiosi dichiarati inagibili a seguito dei terremoti di maggio. Il provvedimento riguarda anche alcune chiese situate fuori dal "cratere"

Oltre 15 milioni di euro per le chiese dichiarate inagibili: lo stabilisce l'ordinanza numero 83 del 5 dicembre 2012, emanata dal Commissario per la ricostruzione Vasco Errani che, al fine di garantire l'esercizio del culto, autorizza e finanzia interventi immediati di riparazione con rafforzamento locale e di ripristino con miglioramento sismico degli edifici religiosi dichiarati inagibili a seguito degli eventi sismici del 20 e 29 maggio scorsi, inclusi quelli che, pur situati in comuni che non fanno parte del cosiddetto "cratere", sono comunque stati resi inagibili dal terremoto.
Ne dà notizia la regione Emilia Romagna in una nota in cui si specifica inoltre che "la spesa complessiva, di 15.142.800 euro, trova copertura finanziaria nell'ambito dello stanziamento previsto dall'articolo 2 del decreto legge n. 74 del 6 giugno scorso".
"La quasi totalità degli edifici religiosi situati nei territori interessati dal terremoto emiliano - si legge ancora nella nota - è stata dichiarata inagibile. La struttura commissariale si è basata anche su indicazioni fornite da un report della Conferenza Episcopale Emilia Romagna, Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici".
L'ordinanza e i suoi allegati sono consultabili sul sito www.regione.emilia-romagna.it/terremoto nella sezione 'Atti per la ricostruzione'.

Ma di chi sono le chiese, e perchè - e sono in tanti a chiederselo - deve pagare lo Stato per le chiese danneggiate o distrutte?
Forse non tutti sanno che  oltre 700 chiese appartengono al Ministero dell'Interno: nella seconda metà del 1800 infatti  lo Stato italiano si appropriò di gran parte dei beni della Chiesa cattolica e da allora le amministra tramite un apposito Fondo edifici di culto. La quasi totalità delle chiese, comunque, appartiene al Vaticano, ma dal momento che si tratta di luoghi pubblici, considerati come bene collettivo, siti di aggregazione per i cittadini, quindi con un ruolo importante per la collettività, lo Stato se ne fa carico alla stregua degli altri edifici pubblici. Pertanto così come sono stati erogati fondi per la ricostruzione, ad esempio, di cinema e teatri, biblioteche e palazzetti dello sport o altri edifici adibiti ad uso pubblico, anche gli edifici di culto usufruiscono dei fondi per la ricostruzione. Si tenga anche presente che gran parte delle chiese disseminate sul territorio italiano, rappresentano un  patrimonio storico, culturale e architettonico di grande valore.
Perchè poi gli edifici di culto, seppur a carico dello Stato per la riparazione e il ripristino, non paghino l'ICI o l'IMU, questa è altra, legittima, domanda.



red/pc